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274 VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III


Cat. Ignora a qoal fine abbiate radunato qui un tal numero di cittadini, e ne stupisce; sopratntto non essendone stato prima avvertito. Egli sembra anche temere che non abbiate fatto cattivi disegni contro di lui.

Buck. Son dolente che il mio nobile cugino sospetti di me: protesto al Cielo che è per zelo ed affezione che qui venimmo; tornate, ve ne prego, e assicuratene Sua Grazia. (Cat esce) Quando un uomo pio sta in preghiere, ben difficile è di ritrarnelo, tanto è il diletto che trova nelle sue contemplazioni! (entra Glocester in una galleria al disopra fra due vescovi. Catesby rìtorna)

Pref. Guardate dove sta Sua Grazia, fra due ecclesiastici!

Buck. Quelle son due colonne di virtù per un principe cristiano; essi lo sostengono e lo allontanano dagli scogli del vizio e della vanità. Mirate, ei tiene fra le sue mani un libro di preghiere: a queste mostre si riconosce un sant’uomo. — Illustre Plantageneto, graziosissimo principe, porgete orecchio favorevole alla nostra inchiesta, e degnatevi perdonarci d’interrompere le vostre pie lucubrazioni e i santi esercizi del vostro zelo cristiano.

Gloc. Milord, voi non avete bisogno di scuse con me. Son io che vi prego di scusarmi di avere, per intendere, è vero, a servire il mio Dio, ritardata la visita dei miei amici. Ma veniamo al fatto; che desidera da me Vostra Grazia?

Buck. Un favore che spero sarà gradito a Dio, e rallegrerà tutti i buoni cittadini di quest’isola commossa.

Gloc. Voi mi fate temere ch’io sia caduto in qualche fallo che abbia offeso il popolo; e certo venite per rimproverarmi la mia ignoranza.

Buck. Tale è appunto il nostro scopo, milord. Vostra Grazia si degnerebbe ella, ascoltando le nostre preghiere, di riparare al suo fallo?

Gloc. S’io rifiutassi, a che vivrei in un paese cristiano?

Buck. Sappiate dunque che voi siete colpevole lasciando il seggio supremo, il trono maestoso, e lo scettro sovrano dei vostri antenati, la eredità delle grandezze, a cui la fortuna vi innalza, così come i dritti legittimi della vostra nascita, trasmessi sino a voi dalla nobilissima vostra casa, al rampollo corrotto di un tronco disseccato, intantochè in mezzo all’indolenza de’ vostri pensieri solitari!, da cui veniamo a risvegliarvi oggi pel bene della nostra patria, questa bella isola si vede manomessa, senza braccia e senza capo; deformata dall’ignominia agli occhi delle