Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
ATTO TERZO | 273 |
stro discernimento € l’affezione vostra per Riccardo. Così ho finito, e mi sono ritirato.
Gloc. Stupida e muta plebaglia! Perchè non volle essa parlare? Ma il Prefetto verrà qui coi suoi colleghi?
Buck. Il Prefetto è vicino; mostratevi intimorito dalla loro visita: non date loro udienza che dopo le più lunghe e le più vive istanze, e comparite innanzi ad essi con un libro d’orazioni in mano, accompagnato da due venerandi ecclesiastici: perocchè voglio fare una predica edificante sopra questo testo. Non vi arrendete che colla maggior ripugnanza alla nostra inchiesta. Recitate la parte della verginella, e rispondete no, anche accettando.
Gloc. Vado, e se riescirete così bene nella vostra parte sollecitandomi ad accettare, com’io son sicuro di ben riescire nella mia, rispondendovi no; non dubitate che non conduciamo il negozio ad un esito fortunato.
Buck. Andate, andate, salite nelle vostre stanze, il lord Prefetto è alla porta. (Gloc. esce) Ben venuto, milord; (entrano il lord Prefetto, alcuni magistrati ed altri cittadini) io stava qui aspettando il duca: credo ch’ei non voglia riceverne oggi. (entra dalla parte del castello Catesby) Ebbene, Catesby! che dice il vostro signore della mia inchiesta?
Cat. Vi prega, milord, di rimettere a un altro giorno la visita. Egli è chiuso con due santi ecclesiastici, e immerso in profonde meditazioni. Non vuol udir parlare di nessun affare temporale, che interromper possa i suoi pii esercizii.
Buck. Torna dal duca, buon Catesby, te ne prego. Digli che il Prefetto, i magistrati, ed io, mossi da motivi della maggior importanza, e che interessano noi al pari di lui, siamo venuti a sollecitare una conferenza seco.
Cat. Questo io farò tosto. (esce)
Buck. Ah! milord, questo principe non è un Eduardo. Ei non sperde il suo tempo con indifferenza, cullandosi sopra un letto voluttuoso: ma sta in ginocchio da mane a sera. Non coi cortigiani passa le ore in frivoli sollazzi, ma bensì versa in profonde meditazioni con dotti teologhi. Non nel sonno della mollezza ei s’immerge, per accrescere la pinguedine del suo corpo indolente; ma veglia in preghiere per arricchir la sua anima. Felice l’Inghilterra, se questo virtuoso principe volesse divenirle sovrano! Ma temo che non mai perverremo ad ottener ciò da lui.
Pref. Dio ci preservi da un tal rifiuto per sua parte!
Buck. Temo che egli non mai acconsenta: ma ecco di nuovo Catesby. (rientra Catesby) Ebbene, Catesby, che dice Sua Grazia?