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268 | VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III |
Stan. E qual cosa leggeste dunque oggi sul di lui volto?
Hast. Ch’ei non è malcontento d’alcuno; e nutre verso di tutti le più benevoli intenzioni. (rientrano Glocester e Buckingham)
Gloc. Vi prego tutti di dirmi che cosa meritano coloro che cospirano contro la mia vita, valendosi dell’arte di diabolici sortilegi, e che coi loro incantesimi infernali son giunti a estenuar lentamente il mio corpo?
Hast. Il tenero amore ch’io porto a Vostra Grazia, milord, mi fa ardito a parlar pel primo in questa illustre assemblea, onde profferire la condanna dei colpevoli. Chiunque essi siano, dico, milord, che han meritata la morte.
Gloc. Ebbene, siano i vostri occhi testimoni del male che mi han fatto. Mirate su di me gli effetti della loro malvagità: il mio braccio è disseccato come un ramo isterilito. Tutto ciò è opera di quella moglie di Eduardo, di quella strega mostruosa, collegata con quell’infame prostituta Shore: esse furono che coi loro sortilegi così mi ridussero.
Hast. Se esse operarono questo misfatto, mio nobile lord...
Gloc. Se! Che ardisci tu co’ tuoi se, protettore di quella dannata femmina? Tu pure sei un traditore. Si tronchi la testa a costui. — Giuro per san Paolo! che non desinerò, fino che non l’abbia veduta cadere dalle sue spalle. Lowel e Catesby, attendete all’esecuzione di ciò; chiunque altro mi ama, sorga e venga meco. (escono tutti, tranne Hast., Low., e Cat.)
Hast. Sciagura, sciagura all’Inghilterra! Per lei, e non per me io piango. Insensato che fui! io avrei potuto prevenire quel che ora m’accade. Stanley aveva veduto in sogno il cinghiale che mi atterrava: ma disprezzai l’avviso, e sdegnai di fuggire. Tre volte oggi il mio cavallo inciampò, e si gittò per spavento all’indietro, veggendo la Torre, come se ricusato avesse di condurre il suo signore al macello. — Ah! ora ho bisogno del prete a cui dianzi parlava. Mi pento ora d’aver detto con inconsiderata gioia, che i miei nemici spiravano a Pomfret, e ch’io era sicuro d’essere in grazia ed in favore! Oh, Margherita, Margherita, è adesso che la tua funesta maledizione colpisce l’infelice Hastings!
Cat. Affrettateci, milord, il duca vuol pranzare: fate una breve confessione: ei desidera di vedere la vostra testa.
Hast. Oh! favori momentanei dei mortali, a cui intendiamo con più ardore che a conseguir la grazia di Dio! Chi fonda le sue speranze nell’aere dei vostri piacevoli sguardi, vive come il marinaio ubbriaco sulla punta del suo albero, in procinto di cadere alla più piccola scossa nell’abisso.