Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/274


ATTO TERZO 265

tata. Colpo sì rapido di pugnale sveglia la mia diffidenza, e prego il Cielo che sia pusillanime la mia paura! Ebbene, andremo alla Torre? Il giorno è già caduto.

Hast. Andiamo, verrò con voi. — Sapete quello che voglio dirvi, milord? Oggi i signori di cui parlavate saranno decapitati.

Stan. Oimè! essi potrebbero portar meglio le loro teste, che alcuni di quelli che li accusarono i loro cappelli. Ma venite, milord, partiamo. (entra uno del seguito)

Hast. Andate innanzi: vo’ dire una parola a quest’uomo. (escono Stan. e Cat.) Ebbene, amico? come va il mondo? come stai?

Seg. Meglio, dacchè piace a Vostra Signoria di domandarmelo.

Hast. Ti dirò ch’io sono oggi più contento, amico, che non lo era l’ultima volta che m’incontrasti qui. Io andava allora qual prigioniero alla Torre, vittima delle trame dei parenti della regina; ma ora (e tienlo nascosto) quei miei nemici son messi a morte, ed io vengo redento da ogni timore.

Seg. Dio voglia far sempre lieta Vostra Signoria?

Hast. Grazie, amico. Tieni; bevi alla mia salute. (gettandogli la sua borsa)

Seg. Ringrazio Vostro Onore. (esce. Entra un Prete)

Pr. Ben trovato, milord; son lieto di vedervi.

Hast. Ti ringrazio di cuore, buon sir Giovanni. Io ti debbo qualche cosa per l’ultimo ufficio. Vieni da me domenica, e ti salderò. (entra Buckingham)

Buck. State parlando con un prete, lord Ciambellano? Il prete abbisogna ai vostri amici di Pomfret. Voi non avete ragione per confessarvi.

Hast. In buona fede, allorchè incontrai questo sant’uomo pensai a quelli di cui mi parlate. Ebbene; andate verso la Torre?

Buck. Sì, milord; ma molto non mi tratterrò colà; ne ritornerò prima di Vossignoria.

Hast. È molto facile, perchè mi fermerò là a desinare.

Buck. (E a cenar anche, sebbene tu nol sappia) (a parte) Volete venire?

Hast. Seguo Vossignoria. (escono)