Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, V-VI.djvu/269

260 vita e morte del re riccardo iii


Prin. Sta ciò scritto? o è solo trasmesso di età in età da qualche tradizione?

Buck. È narrato dall’istoria, mio principe.

Prin. Ma imaginate, milord, che registrato non fosse; mi sembra che la verità dovrebbe passare di generazione in generazione, come un retaggio della posterità fino all’ultimo giorno in cui tutto deve finire.

Gloc. (a parte) Tanta saviezza in età così giovine non suol dirsi foriera di lunga vita.

Prin. Che dite, zio?

Gloc. Dico che anche senza il ministero dei libri la fama vive lungo tempo. (a parte) Così, come il demone delle nostre antiche commedie, io moralizzo sempre con parole a doppio significato.

Princ. Quel Giulio Cesare fu un uomo molto illustre! Il suo valore ingrandì il suo genio, e il suo genio ha fatto vivere nei suoi scritti le opere del suo valore. La morte non può nulla contro quell’eroe: se il soffio della sua vita è estinto, egli ha vita nella sua gloria. — Vo’ mettervi a parte di un’idea, cugino Buckingham.

Buck. Qual’è essa, mio grazioso signore?

Prin. S’io giungo all’età virile riconquisterò tutti i nostri possedimenti di Francia, o morirò da soldato, come sarò vissuto da re.

Gloc. (a parte) Brevi estati conseguono per lo più primavere troppo precoci. (entrano York, Hastings, e il Cardinaìe)

Buck. Ecco il duca di York.

Prin. Riccardo di Tork? Come state, amato fratello?

York. Bene, mio temuto signore; così io debbo ora chiamarvi.

Prin. Sì, fratello; con nostro gran dolore, come con vostro. Troppo recente è ancora la perdita del re, che avrebbe dovuto ben maggior tempo conservare questo titolo, che colla sua morte ha perduto molto delle sue verità.

Gloc. Come sta il nostro cugino, il nobile lord York?

York. Vi ringrazio, grazioso zio; ma foste voi che diceste che le erbe maligne crescono presto: ora il principe, mio fratello, mi ha superato assai in altezza.

Gloc. È vero, milord.

York. È egli dunque cattivo?

Gloc. Oh! mio bel cugino, cotesto io non posso dire.

York. Dunque ei vi dev’essere più obbligato che non io.

Gloc. Ei può comandarmi come sovrano: ma voi avete soltante su di me il potere di un parente.

York. Vi prego, zio, di darmi quel pugnale.