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ATTO TERZO 259

madre, e vostro fratello si sono riparati in un tempio. — Il giovine principe avrebbe ben desiderato di venir con me per salatarvi; ma sua madre glie l’ha impedito.

Buck. Quest’è un’ostinatezza ben bizzarra e intempestiva. Lord Cardinale, volete andare a dire alla regina che mandi tosto il duca di York da suo fratello? Se ella vi si oppone, voi, milord Hastings, unitevi al cardinale e strappate il principe dalle braccia di quella donna gelosa.

Car. Milord di Buckingham, se la mia debole eloquenza può ottenere da sua madre il giovane duca di York, aspettatelo qui fra un istante; ma se ella rifiuta d’aderire alle vostre dimande, il Dio del Cielo non permetta che violiam mai il santo asilo in cui si è ridotto. Pel regno intero non vorrei rendermi colpevole di tale attentato.

Buck. Voi ricalcitrate spesso a mal proposito, milord, per un rispetto a formole vane e a viete costumanze. Riguardate la cosa anche colle idee rozze di questo secolo, e vedrete che non violate il tempio costringendo il principe ad uscirne. Le immunità della Chiesa non sono concesse che a coloro che ne hanno legittimamente meritato il benefizio, o a quelli che i meriti hanno per acquistarlo. Ora questo principe non può in nessun modo godere di tal privilegio. Facendolo quindi uscire dal luogo in cui non ha diritti per rimanere, voi non offendete alcuno. Ho spesso inteso dire che vi sono ecclesiastici che hanno privilegi; ma non avea mai sentito che di tali se ne accordassero anche ai fanciulli.

Car. Sia, milord, voi mi avrete costretto una volta in vostra vita ad abbandonare le mie idee per le vostre. — Andiamo, milord Hastings; volete venir con me?

Hast. Vi seguo, signore.

Prin. Cari lórdi, usate, ve ne prego, della maggior sollecitudine che potrete. (il Card. e Hast. escono) Ditemi, zio Glocester, se nostro fratello viene, dove soggiorneremo fino alla nostra incoronazione?

Gloc. Dove sembrerà meglio a Vostra Grazia. S’io potessi consigliarvi, vi direi di riposarvi per un giorno o due alla Torre, per isceglier quindi quella dimora che meglio alla vostra salute e al vostro diletto si confacesse.

Prin. La Torre è il luogo del mondo che più mi spiace. — È egli vero, zio, che fu Giulio Cesare che la eresse?

Gloc. Ei vi pose le prime pietre, mio grazioso signore; e di secolo in secolo si è poi venuta ampliando.