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252 | VITA E MORTE DEL RE RICCARDO III |
sposo, e tolto ha alle mie deboli mani le due gruccie che mi sostenevano, Clarenza e Eduardo. Oh! la tua perdita è minore assai della mia: giusto è quindi che i miei lamenti vincano i tuoi, e ch’io soffochi le tue grida colle mie.
Figlio. Ah zia! voi non avete pianto per la morte di nostro padre; come potremo noi aggiungere alle vostre le nostre lagrime?
Figlia. La perdita del genitor nostro fu sentita da voi senza dolore; i vostri vedovili gemiti non saranno dunque del pari accompagnati dai nostri singulti.
Elis. Non mi aiutate a piangere la mia sorte: troverò abbastanza lagrime nel mio cuore, senza ricorrere alle vostre. Tutte le loro sorgenti si aprano e riempiano i miei occhi, ond’io ne possa inondare il mondo. Oh caro sposo! oh mio Eduardo!
I due figli. Oh amato padre! oh diletto Clarenza!
Duch. Per entrambi io piango, per Clarenza e per Eduardo!
Elis. Qual altro sostegno aveva io fuorchè Eduardo? Ma ora ei più non è.
I due figli. Quale appoggio avevam noi fuorchè Clarenza? ed ei pure è andato.
Duch. Ma su entrambi io m’appoggiava, e perduti ho entrambi!
Elis. Fu mai vedova che patisse maggior perdita?
I due figli. Furono mai orfani che si dolessero con maggior ragione?
Duch. Fu mai madre che tanto sopportasse? Oimè! io sono la madre, e la scaturigine di tutti i vostri dolori Le vostre perdite son divise fra di voi: la mia le abbraccia tutte. Ella piange per Eduardo, così fo io pure; ma per un Clarenza io di più piango, non così lei. Questi fanciulli deplorano la perdita di Clarenza al par di me: ma io deploro anche quella di Eduardo, senza che essi se ne risentano. Oimè! voi spandete in tre quelle lagrime che io tre volte infelice sola verso. Io sono la sorgente comune d’ogni dolore, e intratterrò gli affanni vostri coi miei continui gemiti.
Dor. Consolatevi, cara madre; a Dio spiace che miriate con tanta ingratitudine le opere sue. Nel mondo, gli uomini chiamano sconoscente quegli che avverso si mostra a pagare un debito, che contratto ha verso una mano liberale: maggior delitto è il lottare con tanta pertinacia contro il Cielo, perchè ei vi ritoglie quel re che prestato non vi avea che per un tempo determinato.