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ATTO PRIMO 241

sogni e di spaventose larve, che, quanto è vero cbe son buon cristiano, non ne vorrei avere un’altra simile, quando pur fosse per ottenere una lunga seguenza di giorni fortunati. Come tremende furono quelle ore!

Brak. Quali furono i vostri sogni, milord? vogliate dirmeli.

Clar. Mi pareva d’esser fuggito dalla Torre, e d’essermi imbarcato per cercare un asilo in Borgogna, avendo in mia compagnia il mio fratello Glocester. Egli era venuto a cercarmi nella mia stanza perchè insieme passeggiassimo sulla tolda della nave, da cui gettavamo i nostri sguardi sull’Inghilterra, ricordandoci le rivoluzioni che provate abbiamo per le guerre di York e di Lancastro. Ho creduto veder Glocester in atto di cadere, ed io lo volli ritenere; ma egli mi diede un colpo che mi fece precipitare in mezzo alle onde. Oh Dio! da quello che sentii, come doloroso dev’essere l’annegarsi! Qual romore spaventoso di acque fischianti nelle orecchie! Sotto quante forme orribili la morte si presentò a’ miei occhi! Io immaginavo di veder gli orrori di mille naufragi; di migliaia d’uomini divorati dai pesci; poi vedevo verghe d’oro, àncore enormi, mucchi di perle, pietre preziose, vaghissimi gioielli seminati qua e là in fondo ai mari. Alcuni, empiendo i cranii di miseri annegati, scintillavano per le occhiaie, e, rischiarando coi loro fuochi le profondità dell’abisso, parevano insultare alle scarne ossa sparse sulla sabbia.

Brak. Ma potevate voi fra gli orrori della morte aver agio di contemplare quei segreti tesori?

Clar. In sogno l’avevo. E molte volte mi sforzavo di esalare l’anima: ma sempre i flutti gelosi me ne impedivano, e chiudevano ogni uscita per cui giunger potesse negl’immensi spazi dell’aere: i flutti respingevano l’anima mia nel mezzo del mio corpo affannoso, che scoppiava quasi pe’ suoi sforzi onde spirarla fra l’onde.

Brak. Nè mai vi risvegliaste, durante si cruda agonia?

Clar. Oh! no: il mio sogno s’è protratto al di là della mia vita, e fu allora che cominciarono i più gravi tormenti della mia anima! Mi parve di passare il triste fiume con l’odioso nocchiero, di cui i poeti han tanto parlato, e d’entrar nel regno della notte eterna. La prima ombra che incontrò la mia anima, straniera in quei luoghi, fu quella del mio nobile suocero, dell’illustre Warwick, che ad alta voce mi gridò: qual supplizio abbastanza grande potrà aver l’inferno per punire lo spergiuro Clarenza? Ciò detto scomparve. Vidi poscia un’altr’ombra, che mi sembrò un angelo dalla lucida chioma, sebbene intrìso nel sangue, e ch’io udii gridare: Clarenza è giunto; il traditore, l'incostante, lo