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16 IL RE ENRICO VI


Win. Glocaster, tu risponderai di ciò al pontefice.

Gloc. Winchester, tel ripeto, sei uno scellerato. Esci di qui, lupo in veste d’agnello; morte ai mantelli bruni; morte al dannato ipocrita! (si ode un gran tumulto, in mezzo al quale entra il prefetto di Londra coi suoi ufficiali)

Pref. Vergogna, signori! Voi che siete i supremi magistrati, rompete in tal guisa la pace pubblica?

Gloc. Calmati, prefetto; tu poco conosci le mie offese: questo Beaufort, che non ha in cale nè Dio, nè il re, si vale della Torre ad uso suo.

Win. Questi è Glocester, il nemico del suo popolo: un uomo che consiglia sempre guerre, che impone sempre taglie, che vuole distruggere ogni culto, per esser solo adorato. Ei mirerebbe a rapire dalla Torre l’armatura e le insegne dei re per farsi coronare, e annientare il sovrano legittimo.

Gloc. Non mi intratterrò a risponderti con parole.

(combattono di nuovo)

Pref. Un bando solo può por termine a questa rissa. — Avanzati, ufficiale, e dà alla tua voce tutta la forza che puoi.

Uff. A voi tutte persone di ogni classe, qui radunate in armi, contro la pace di Dio, e del re, noi ordiniamo, e imponiamo in nome di Sua Altezza di tornare alle vostre case, e di non snudare o portare più per ravvenire alcuna arma sotto pena di morte.

Gloc. Cardinale, non vo’ infrangere la legge: ma ci rivedremo, e ci esplicheremo con miglior agio.

Win. Sì, Glocester, ci rivedremo, ma a tuo costo, siine sicuro: avrò il sangue del tuo cuore per ciò che oggi facesti.

Pref. Chiamerò il popolo, se differite a ritirarvi. Questo cardinale ha più orgoglio di Satana.

Gloc. Prefetto, addio. Quel che tu fai hai diritto di farlo.

Win. Empio Glocester, veglia sopra il tuo capo, che intendo in breve di avere. (esce)

Pref. (agli uff.) Visitate i dintorni e poscia d ritireremo. — Gran Dio! è egli possibile che nobili uomini alimentino sì nefandi odii? Per me, non combatterei una volta in quarant’anni. (escono)