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ATTO PRIMO | 227 |
il tributo delle mie lagrime alla morte prematura del virtuoso Lancastro. — Povera e fredda immagine d’un santo re! Pallide ceneri della casa di Lancastro! Esangui avanzi di quel ceppo reale! Mi sia lecito invocare la tua ombra, ch’io chiamo ad udire i lamenti dell’infelice Anna vedova del tuo Eduardo, del tuo trafitto figlio, pugnalato da quelle stesse mani che ti fecero queste ferite! Mira; in questi fori sanguinosi, per cui la tua anima è fuggita, io verso l’inutile balsamo de’ miei tristi pianti. Oh, maledetta sia la mano che ti aperse queste piaghe! Maledetto il cuore ch’ebbe cuore di fartele! Maledetto il sangue che sparse questo sangue; cadano sulla testa del malvagio abborrìto, che ne rende sì miseri colla tua morte, più calamità che imprecare io non ne possa ai serpi, ai rospi, agli aspidi od ai rettili più velenosi che strisciano su questo globo! Se mai egli ha un figlio, venga esso prima del suo termine in vita, nasca spaventoso e deforme e maledetto, e rinnegato dalla natura deluda la speranza della sua genitrice, e l’atterrisca colla sua vista; se un tal figlio ha, sia esso l’erede delle sciagure del padre suo! Quando poi avesse una sposa, ch’ella divenga per la morte del consorte suo più infelice ch’io nol sia per la perdita del mio giovine sposo e di te! Riprendete ora il vostro sacro peso, e avviatevi a Chertsey per la sepoltura. Quando sarete stanchi riposatevi, e udite i gemiti con cui accompagnerò il corpo del povero Enrico.
(la processione si ripone in via; entra Glocester)
Gloc. Fermatevi voi che portate quel feretro, e deponetelo.
An. Qual nero mago evocò tal demonio per interrompere uffici di una santa pietà?
Gloc. Scellerati, deponete quel cadavere; o, per san Paolo! renderò cadavere chiunque disobbedirà.
1° Gent. Milord, arretratevi, e lasciatene passare.
Gloc. Infame cane! osi tu resistere a un mio comando? Ritrai quella tua labarda, o, per san Paolo! ti stendo morto a’ mici piedi, e con essi ti schiaccierò per la tua insolenza.
(la bara vien abbassata)
An. Che! voi tremate? voi siete atterriti? Oimè! io non vi biasimo, perchè siete mortali, e gli occhi mortali non possono sopportar la vista del demonio. — Via di qui tu, tremendo ministro d’inferno! Tu avesti potere sopra il suo corpo, ma sulla sua anima non ne hai; perciò va lungi.
Gloc. Amabile santa, in nome della carità non essere sì sdegnosa.
An. Orrendo demone, in nome di Dio! scompari e lasciaci in pace. Tu hai fatto di questa fortunata terra l’inferno tuo, ed em-