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14 IL RE ENRICO VI


Ren. (in disparte ad Alen.) Signore, mi pare che duri ben molto il loro colloquio.

Alen. Certo, egli scruta quella donna da tutti i lati: altrimenti non avrebbe sì a lungo protratto il discorso.

Ren. Andremo noi ad interromperli, dappoichè ei tanto obblia se medesimo?

Alen. Potrebbe andar più lungi che non vede la nostra debole vista; le donne sono astute tentatrici colle loro lingue di miele.

Ren. Signore, che fate? Che pensate? Dobbiam cedere, o no, Orlèans?

Pul. No, no, io dico, uomini di poca fede! Combattete fino all’ultimo anelito; io sarò il vostro angelo tutelare.

Car. Ciò ch’ella dice io confermerò; combatteremo fino a morte.

Pul. Io fui predestinata a flagello degl’Inglesi; in questa notte io farò togliere sicuramente l’assedio: dal momento in cui io mi sono posta in questa guerra, potete contare sul suo esito fortunato. La gloria è come un circolo nell’onda; ei cresce e si estende, finchè alla fine tocca le sponde e scompare. La morte di Enrico segna il termine delle vittorie inglesi: le loro prodezze son finite; i destini della Francia vengono a me confidati, come quelli di Roma lo erano al superbo vascello che portava Cesare e la sua fortuna.

Car. Se Maometto era ispirato da una colomba, tu lo sei da un’aquila. Nè Elena, la madre del gran Costantino, nè le figlie di san Filippo ti hanno eguagliata. Lucida stella di Venere caduta in terra, come posso io adorarti degnamente?

Alen. Lasciate gl’indugi, e fate togliere l’assedio.

Ren. Donna, opera ciò che puoi per salvare il nostro onore; caccia gl’Inglesi da Orléans, e sii immortale.

Car. Ora lo proveremo; andiamo all’assalto; io non crederò più ad alcun profeta, se le parole di costei sono mendaci.

(escono)


SCENA III.

Dinanzi alla Torre.

Glocester si avvicina ad essa alla testa de’ suoi domestici in mantello azzurro.

Gloc. Vengo per visitar la Torre; dopo la morte di Enrico temo che le cose non vadano qui a dovere. — Dove sono le guardie? Aprite le porte: è Glocester che chiama. (i domestici battono)