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ATTO QUINTO 215


io volo a Londra per grave bisogna; anzichè là giungiate udrete qualche novella.

Clar. Che? Che?

Gloc. Alla Torre! Alla Torre! (esce)

Mar. Oh Eduardo, dolce Eduardo! (rinvenendo) parla a tua madre, fanciullo! Non puoi tu parlare?..... Oh traditori! inumani!..... Coloro che pugnalarono Cesare non sparser sangue, nè la loro opera sarebbe degna di biasimo, se comparata venisse A questa. Quegli era un uomo, quest’è un fanciullo; e l’ira non si sfoga sopra i fanciulli. Qual nome peggiore di carnefici v’è con cui io possa chiamarvi? No, no; il mio cuore scoppierà se di ciò più parlo; ma perchè scoppi appunto vo’ continuare. Omicidi scellerati, sanguinosi, barbari, qual tenera pianta sradicaste anzi tratto? Voi non avete figli, cannibali; se avuti ne aveste, il pensiero di loro vi avrebbe trattenuti. Ma se per avventura avrete un figlio, possa egli esservi tolto, inumani, come a me toglieste questo!

Ed. Sia fine al suo dire; conducetela lungi di qui.

Mar. No, non mai lungi di qui; qui, qui uccidetemi. Qui snuda la tua spada, e ti perdonerò la mia morte. Che! nol vuoi tu? Dunque Clarenza mi uccida.

Clar. Pel Cielo! io non vo’ farti tanto bene.

Mar. Buon Clarenza, fallo; dolce Clarenza, te ne supplico.

Clar. Non mi udisti giurare che fatto non l’avrei?

Mar. Si, ma tu sei avvezzo a violare i giuramenti; se altra volta fu in te ciò delitto, ora sarebbe pietà. Oh! tu pure noi vuoi? Dov’è quel demone sanguinario, quell’empio Riccardo? Riccardo, dove sei? Tu non sei qui? L’omicidio è l’opera tua più pietosa, e ai chiedenti sangue tu non volgi mai il dorso.

Ed. Via, dico; vi comando di condurla lungi.

Mar. Avvenga a voi e ai vostri quello che è avvenuto a questo principe. (esce condotta a forza)

Ed. Dov’è ito Riccardo?

Clar. A Londra di volo; e per fare, io credo, un sanguinoso banchetto alla Torre.

Ed. Impetuoso egli è quando un’idea gli balena. Riponiamoci in via, spandiamo grazie e danari: torniamo a Londra per vedervi la nostra gentil regina, che allietata da queste notizie, ci darà in breve, io spero, un erede. (escono)