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214 | IL RE ENRICO VI |
Ed. È fatto il bando che chi trova Edoardo avrà un’alta ricompensa e la vita, qual che siasi il delitto di cui può esser reo?
Gloc. Sì; ed ecco appunto Eduardo che si avanza. (entra il princ. Eduardo fra i solfati)}}
Ed. Conducetene innanzi questo, animoso, e udiamolo parlare. Che! può così giovine spina incominciar diggià a pungere? Eduardo, quale diletto puoi tu trovare nel portar l’armi, nel sollevarmi i sudditi, e in tutti gli altri commovimenti che mi hai suscitati?
Princ. Parla da suddito, superbo, ambizioso York! Imagina che la mia bocca sia ora quella di mio padre: cedimi il tuo seggio e prostrati a’ miei piedi: non farti bello delle parole che io solo posso profferire, traditore.
Mar. Oh se tuo padre avesse avuto tanta fermezza!
Gloc. Oh se inteso aveste sempre alle opere femminili, senza mescolarvi nelle bisogne degli uomini.
Princ. Esopo1, ne dica le sue fiabe nelle notti d’inverno; i suoi motti qui non han luogo.
Gloc. Pel Cielo! garzone, ti costerà un supplizio questa parola.
Mar. Sì, tu fosti generato per supplizio degli uomini.
Gloc. Per amor di Dio! conducete lungi questa marrana.
Princ. No, piuttosto questo mostro, questo informe gobbo.
Ed. Taci, perverso garzone, o io t’ammalierò la lingua.
Clar. Insolente fanciullo, troppa è la tua villania.
Princ. Io conosco quello che debbo a me stesso, e vi appello tutti reprobi. Lascivo Eduardo,... spergiuro Giorgio,... nefando Riccardo,... io vi dico a tutti che valgo più assai di voi, traditori; e che tu usurpi i diritti di mio padre e i miei.
Ed. Con questo mi redimo da uno degli usurpati. (lo trafigge)
Gloc. Gemi tu? abbi questo colpo per por fine alle tue agonie.
(lo trafigge)
Clar. E questo ancora per avermi chiamato spergiuro.
(lo trafigge)
Mar. Oh uccidete me ancora!
Gloc. Sarà fatto.
(s’avanza per ucciderla)
Ed. Fermati, Riccardo, fermati; troppo abbiamo operato diggià.
Gloc. A che vivrebb’ella? per empiere il mondo di querele?
Ed. Ella sviene; assistetela perchè si riabbia.
Gloc. {{Ids|(a parte) Clarenza, fate le mie scuse col re mio fratello;
- ↑ Il principe chiama Esopo Riccardo, per la sua deformità.