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ATTO QUARTO | 201 |
ogni mio timore in isperanza, ogni mio dolore in gioia, ditemi qual ricompensa vi debbo per questa mia liberazione?
Luog. I sudditi non possono taglieggiare il loro sovrano: ma se un’umile preghiera può aver luogo, io supplicherei Vostra Maestà di perdonarmi.
Enr. Qual cosa, amico? Forse d’avermi ben trattato? Oh! sii sicuro ch’io ricompenserò la tua bontà, che fece della mia prigionia un tempo di diletto; sì, di quel diletto, che anche gli uccelli in gabbia risentono allorchè, dopo molta tristezza, fra note di domestica armonia sperdono e obbliano la rovina della loro libertà. — Ma, Warwick, dopo Dio, sei tu che mi liberi, e per dò sommamente ringrazio te e Dio: ei fu Fautore, tu lo strumento. Perciò io più non voglio che un umile stato, al sicura dagli sdegni della fortuna, e la pace del mio popolo senza punizione d’alcuno. Warwick, quantunque il mio capo porti tuttavia la corona, io a te rassegno il mio governo, perocchè fortunato tu sei in tutte le tue opere.
War. Vostra Grazia fu sempre celebrata per la sua virtù, ed ora può sembrare saggia del pari e virtuosa, sottraendosi ai crucci della sorte, e non fidando che in una illibata umlltà: nondimeno permettetemi di garrirvi, avendo scelto me a rettore quando Clarenza è presente.
Clar. No, Warwick, tu ne sei più degno; tu, a cui il Cielo nella tua nascita accordò un ramo d’uliva e una corona d’alloro, simboleggiando che fortunato saresti in pace e in guerra. A te io cedo con libero assentimento.
War. Ed io scelgo Clarenza per Protettore.
Enr. Warwick, Clarenza, datemi entrambi la mano, e unite queste mani fra di voi, e con esse i vostri cuori. Alcuna dissensione più non turbi questo regno: io vi fo entrambi protettori di questa terra, perocchè io non vo’ più menare che una vita privata, spendendo in divozioni i miei ultimi dì, onde espiare le mie peccata e lodare il mio Creatore.
War. Che risponde Clarenza ai voleri del suo sovrano?
Clar. Che acconsente, se Warwick pure consente; avvegnachè sulle tue fortune io interamente mi riposo.
War. Ebbene dunque, quantunque a ciò avverso, pure aderirò; noi ci aggiogheremo entrambi, come una duplice ombra, al corpo di Enrico e terremo il suo luogo: intendo nel portare i pesi del governo, mentr’ei ne gode gli onori e gli agi. Ora, Clarenza, è più che necessario che Eduardo sia gridato traditore, e che tutte le sue terre vengano staggite.