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ATTO QUARTO
SCENA I.
Londra. — Una stanza nel palazzo.
Entrano Glocester, Clarenza, Sommerset, Montague, ed altri.
Gloc. Or che ne dite, fratello Clarenza, di questo nuovo maritaggio con lady Grey? non ha nostro fratello fatto una degna scelta?
Clar. Oimè! voi sapete che ben grande era la distanza di qui alla Francia. Come avrebb’egli potuto contenersi fino al ritorno di Warwick?
Som. Signori, tacetevi; s’avanza il re. (squillo di trombe, entrano il re Eduardo con seguito; lady Grey, in abito da regina, Pembroke, Stafford, Hastings, ed altri)
Gloc. Colla sua degna sposa!
Clar. Io intendo dirgli apertamente quello che penso.
Ed. Fratello Clarenza, quale vi rassembra la nostra scelta? Voi mi parete pensoso e tristo.
Clar. Come dovranno esserlo Luigi di Francia e il conte di Warwick, che saran sì deboli di mente e di cuore da risentirsi del nostro oltraggio.
Ed. Ponete che se ne offendano senza cagione; essi sono Luigi e Warwick; io Eduardo, vostro re e loro, e che far posso il voler mio.
Gloc. E questo sarà fatto, perchè voi siete il nostro sovrano; nondimeno matrimonii sì precipitosi di rado riescono felici
Ed. Fratello Riccardo, ne sareste voi pure sdegnato?
Gloc. Non io; no, Dio non voglia ch’io potessi desiderare separati quelli che Egli ha uniti: e crudo sarebbe il dividere due sposi così bene congiunti.
Ed. Lasciando a parte i vostri scherni e i vostri dispregi, adducete qualche argomento per provarmi che lady Grey non poteva divenire mia sposa, e regina d’Inghilterra. Voi pure, Sommerset e Montague, esponete liberamente il pensier vostro.
Clar. Mia opinione è che il re Luigi diverrà vostro nemico, per averlo voi beffato chiedendogli Bona.