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192 IL RE ENRICO VI


ferta. Eduardo, figlio mio, ella è bella e virtuosa: onde non esitate, e date al dì lei padre la vostra mano, e colla vostra mano la fede irrevocablle, che non avrete altra sposa che la figlia di Warwick.

Prin. Sì, accetto, perchè ella ben lo merita: ecco la mia mano, e con essa il mio cuore.

(dà la mano a Warvick)

Re. Perchè indugiamo ora? Le soldatesche debbono essere raccolte, e tu, signor di Borbone, nostro grande ammiraglio, trasportare le devi sul nostro real naviglio. Desidero vedere Eduardo caduto dal trono, abbattuto dalie vicissitudini della guerra, e punito per aver insultato con un messaggio schernevole una principessa di Francia.

(escono tutti, tranne Warwick)

War. L’Inghilterra mi ha veduto partire ambasciatore d’Eduardo e tornar mi vedrà suo nemico mortale. I negoziati d’un matrimonio erano l’ufficio commessomi; una guerra sanguinosa sarà la mia risposta. Non aveva dunque Eduardo altr’uomo che me da scegliere per suo vile istrumento? Ebbene, sarò io che gli farò espiare i suoi schemi colla sventura. Fui io che più d’ogni altro lo innalzai: e sarò io che primo lo precipiterò: non ch’io senta alcuna pietà per quel debole Enrico, ma perchè io to’ vendetta dell’insulto che ho trovato.

(esce)