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ATTO TERZO 183


Lady. Da voi mi accomiato con mille rendimenti di grazie.

Gloc. (a parte) Il patto è stretto; ella lo suggella con un inchino.

Ed. Ma fermati, sono i frutti dell’amore che io intendo.

Lady. E son pure i frutti dell’amore ch’io voglio darvi, mio amato sovrano.

Ed. Sì, ma io temo in un altro senso. Che amore credi tu che io ti chiegga?

Lady. Il mio amore fino a morte, i miei umili ringraziamenti e le mie preci, quell’amore che la virtù dimanda e la virtù concede.

Ed. No, in verità, io non intesi tale amore.

Lady. Dunque non intendevate com’io credevo.

Ed. Ma ora voi potete conoscere la mia mente.

Lady. Non mai il mio cuore conoscerà quello che io intravedo negl’intenti di Vostra Altezza, se pure m’appongo al vero.

Ed. Per parlarvi aperto, io vo’ starmi con voi.

Lady. Per rispondervi con eguale schiettezza, io starò piuttosto in una carcere.

Ed. In tal caso non riavrete le terre di vostro marito.

Lady. Ma la mia onestà mi sarà dota; e con tal perdita non le acquisterò.

Ed. Pensate al danno che recherete con ciò ai vostri figli.

Lady. Vostra Altezza ne fa un maggiore ad essi ed a me. Potente signore, questa vostra idea non si accorda colla mestizia della mia richiesta. Degnatevi congedarmi accordandomela o rifiutandomela.

Ed. Accordo, se accordi; rifiuto, se rifiuti.

Lady. Ebbene, rifiuto, milord. Non ho più nulla da dimandarvi

Gloc. (a parte) La vedova si cruccia, e aggrotta il ciglio.

Clar. Egli è il più goffo amasio della cristianità. (a parte)

Ed. (a parte) I suoi sguardi annunziano che è piena di modestia; le sue parole rivelano uno spirito eletto; tutte le sue doti mi dicono che nata è per divenire sovrana. In un modo o nell’altro ella è degna di un re, e diverrà mia amante o mia sposa. — Di’ che il re Eduardo ti prenda per consorte.

Lady. Cotesto è più facile a dirsi che a farsi, mio grazioso sovrano; io sono una suddita, e debbo sopportare le celie del mio signore; ma inetta sarei a divenire sovrana.

Ed. Amabile vedova, io ti giuro pel regno mio ch’io non dico che quello che penso; e questo è di goderti con ricambio d’amore.

Lady. Ma ciò è più ch’io non voglia concedere: so di esser troppo umile per divenire regina; ma troppo grande pur sono per esser solo vostra amante.