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ATTO TERZO


SCENA I

Londra - Un parco nel nord dell'Inghilterra.

Entrano due guardaboschi con archi in mano.

1° Guar. Convien che ci nascondiamo sotto quest’alto rovo, perchè il cerbiatto non può indugiare: di qui lo atterreremo.

2° Guar. Io vo’ pormi sulla collina onde possiamo tirarci entrambi.

1° Guar. No, no; il romore del tuo arco spaventerebbe la mandria, e il moe colpo sarebbe perduto. Bestiame qui tutti e due e miriamo al migliore. Per passare gl'istanti senza noia, io ti narrerò quello che mi avvenne un giorno in questo medesimo luogo.

1° Guar. S’avanza un uomo: taci finch’ei sia passato. (entra il re Enrico travestito con un libro d'orazioni in mano)

Enr. Mi sono allontanato dalla Scozia per puro amore per la mia patria, e pel desiderio di rivederla, e di salutarla ancora. No, Enrico, Enrico, questa terra non è più tua: il tuo posto è preso; lo scettro ti fu svelto dalle mani, e l’unto che ti consacrò re è scomparso. Alcun mortale non piegherà più il ginocchio dinanzi a te chiamandoti suo sovrano; nessun uomo si accalcherà più sull’orme tue chiedendoti giustizia; niuno avrà più ricorso a te ne’ suoi bisogni. Perocchè come potrei io venire in soccorso degli altri, io che non ho di che sovvenire me stesso?

1° Guar. Ecco un cervo la di cui spoglia arricchirà quello che l’avrà preso; è Enrico, che già fu re: impossessiamoci di lui.

Enr. Accettiamo con rassegnazione queste crudeli avversità; perocchè i saggi dicono che è il miglior partito.

2° Guar. A che indugiamo? Innanzi.

1° Guar. Aspetta un istante ancora.

Enr. La mia regina e il mio figlio sono andati in Francia a chieder soccorso, e da quanto ne so il gran generale Warwick vi è pure accorso, per dimandare la sorella di quel re a sposa di Eduardo. Se ciò è vero, le pene di quella povera regina e del mio figlio saranno perdute, perocchè Warwick è un eloquente oratore, e Luigi un prìncipe facile a rimaner preso da seduttrici pa-