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174 | IL RE ENRICO VI |
vita sarebbe dolce! quanto lieta! Il boschetto di pioppi riccamente chiomati non sparge forse sopra il pastore, che guida l’innocente suo gregge, un’ombra più dolce di quella di un trono? Oh mille volte più dolce! E, tutto ponderato, il latte che alimenta il pastore, la chiara e fresca fontana a cui si disseta, il suo sonno a un rezzo amico, tanti beni di cui fruisce nella sicurezza di una cara pace, non sono al disopra delle mense superbe di un principe, imbandite con vasellamenti d’oro, e del riposo suo, in un letto sontuoso, che turbano le inquietudini, la diffidenza e il tradimento? (allarme. Entra un figlio che ha ucciso suo padre e ne trascina il cadavere)
Figl. Inutilmente soffia il vento, se non è di pro ad alcuno. — Quest’uomo che ho ucciso in battaglia può aver con sè monete d’oro; ed io, che saprò ora togliergliene, ne posso esser del pari spogliato in un colla vita prima di notte. — Chi è desso?..... Oh Dio! è il volto di mio padre, e mio padre essendo nel conflitto senza conoscerlo. Oh sciagurati tempi che partoriscono tali eventi! Io fui arrolato a Londra pel re, e mio padre, essendo al servigio del conte di Warwick, sollecitato dal suo signore, avrà pugnato per York: io che da lui ho ricevuta la vita, a lui l’ho tolta. — Perdonami, mio Dio, io non sapeva quello che facessi! e perdonami tu pure, padre, perchè io non li conobbi! Le mie lagrime laveranno queste macchie di sangue, e non potrò più parlare, finchè un mare non ne sia sgorgato.
Enr. Oh spettacolo orrendo! Oh giorni di sventura! Allorchè i leoni combattono per disputarsi un antro, le innocenti pecore son vittima dei loro furori. Piangi, sciagurato, io ti aiuterò a piangere, e i nostri cuori spezzati per troppo dolore acciecheranno di lagrime i nostri occhi (entra un padre che ha ucciso suo figlio, del quale porta il corpo fra le braccia)
Pad. Tu che ti sei così tenacemente difeso contro di me, dammi il tuo oro se ne hai, perch’io l’ho acquistato con mille colpi. — Ma lascia ch’io ti vegga!.... È questo il volto d’un mio nemico? Ah no, no, no, è quello del mio unico figlio!..... Oh fanciullo, se un po’ di vita è rimasta in te, apri i tuoi lumi; vedi, vedi qual pioggia cade, prodotta dalle tempeste del mio cuore, sulle tue ferite che mi intronano la mente e il cuore!... Oh pietà, Dio di questi luttuosi giorni! Di quali avvenimenti crudeli, di quali catastrofi sanguinose questa fatal contesa non è prodiga ogni dì? Oh figlio! tuo padre ti die’ la vita troppo presto, e troppo presto pure te la tolse.
Enr. Sventure, sventure! Dolori ineffabili, sovrumani! Oh se