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172 | IL RE ENRICO VI |
Ricc. Ah! Warwick, perchè ti ritirasti dal campo? L’asseteta terra ha bevuto il sangue di tuo fratello, sparso dalla lancia di Caifford, e nelle ultime agonie della morte egli ha gridato con voce terrìbile ed altissima: Warwick vendetta! vendica fratello, ìa mia morte. È così che quel nobile guerriero, sotto il ventre de’ cavalli nemici che si macchiavano i piedi nel suo sangue, ha renduto lo spirito.
War. Dunque la terra s’inebrii del nostro; io ucciderò il mio destriero perchè non più voglio fuggire. Perchè restiamo noi qui come imbelli femmine dolorando le nostre perdite, intanto che il nemico fa strage, come se tal tragedia fosse per giuoco compita da finti attori? Qui inginocchiato io fo voto a Dio, che non più mi ristarò, finchè morte chiuso non abbia questi occhi miei, e fortuna colmata la misura di mia vendetta.
Ed. Warwick, come te io genufletto, e incateno con queste giuramento la mia anima alla tua. Prima che le mie ginocchia sorgano da questa fredda terra, io innalzo le mie mani, i miei occhi e il mio cuore a te, gran Dio, che elevi e precipiti i re, scongiurandoti che, se decretato è che il mio corpo divenga preda de’ miei nemici, le porte eterne del tuo cielo si aprano e accordino un felice accesso alla mia anima peccatrice! Ora, signori, dividiamoci fino a un nuovo incontro, avvenga esso in cielo e sulla terra.
Ricc. Fratello, dammi la mano; e tu, prode Warwick, lascia ch’io ti stringa fra queste stanche braccia. — Io che non mai piansi, mi sento intenerito dalle nostre sventure, veggendo il crudo inverno che ci fa si di subito inaridire.
War. Andiamo, andiamo! una volta ancora, dolci signori, addio.
Gior. Però moviamo uniti verso le nostre schiere, e concediamo libertà di fuggire a quelli che non vorranno combattere: chiamiamo fratelli coloro che resteran con noi, promettendo ad essi, se trionfiamo, quelle ricompense che i vincitori ottenevano nel giuochi olimpici. Tali promesse raffermeranno il loro coraggio, perocchè speranza vi è ancora di vita e di vittoria. Non indugiamo di più; all’opera.
(escono)