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164 IL RE ENRICO VI


Ricc. Chi sei tu, il cui mesto sguardo annuncia qualche grande sventura?

Mess. Un tristo testimonio della morte del duca di York, vostro regal padre e mio amato signore.

Ed. Oh non dirne altro! Troppo anche udii.

Ricc. Di’ come mori: tutto io vo’ sapere.

Mess. Cinto di nemici ei stette contro essi come la speranza di Troia contro i Greci che ne volevano varcare le porte. Ma Ercole stesso soccomberebbe sotto il numero; e molti colpi di una scure, sebben debole, atterrano la quercia anche più dura e vigorosa. Assalito da gran folla, vostro padre cede; ma trafitto non fu che dal braccio furioso dello spietato Clifford e da quello della regina. Essa gli pose per ischerno una corona di carta in sulla testa; lo insultò irridendolo, e quando la disperazione fe’ sgorgare le lagrime dell’infelice, la crudele gli offerse un drappo bagnato nel sangue del fanciullo Rutland, sgozzato da Clifford, perch’ei se le asciugasse. Alfine dopo mille oltraggi gli mozzarono il capo e l’han posto sulle porte di York, ove offre il più tragico spettacolo che mai abbia afflitti i miei occhi.

Ed. Dolce duca di York, sostegno di nostra giovinezza! ora che t’abbiam perduto, chi guiderà i nostri passi? Oh! Clifford, inesorabile Clifford, tu hai ucciso il fiore della cavalleria d’Europa, e da traditore l’hai vinto, poichè da solo a solo ei t’avrebbe mille volte domato! Ora la mia anima geme nella sua prigione: e potesse ella liberarsene onde questo corpo sepolto sotto terra trovasse riposo. Non v’è più felicità per me nell’avvenire; non più mai, non più io proverò alcun sentimento di gioia.

Ricc. Io non posso piangere. Tutte le mie lagrime son diseccate dal fuoco che l’ira accende nel mio cuore: la mia lingua non può sollevarlo dal peso che lo comprime; e l’incendio che mi strugge spegne i miei sospiri. — I pianti fan morire la collera: ai fanciulli dunque i pianti: a me il ferro, a me la vendetta! Riccardo, io porto il tuo nome, e ti vendicherò, o morrò con gloria adoprandomi a questo.

Ed. Quel prode duca ti ha lasciato il suo nome; come ha lasciato a me il suo seggio e la sua duchea.

Ricc. Se tu sei il vero figlio di quell’aquila reale, provami la tua discendenza affisando il sole: invece del suo seggio e della sua duchea, ei ti ha lasciato il trono e il regno: essi son tuoi, o non sei suo figlio,

(marcia. Entrano Warwick e Montague cogll eserciti)

War. Ebbene, miei nobili? Quali novelle?