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162 | IL RE ENRICO VI |
dermi piangere? Il tuo desiderio è pago: perocchè l’ira raduna i pianti che, quand’ella rallenta, sgorgano in larga copia. Queste lagrime sono le esequie del mio Rutland, del mio dolce figlio; ed ognuna di esse grida vendetta della sua morte contro di te, empio Clifford, e contro questa barbara francese.
Nort. Compatitemi, ma le sue sventure mi commuovono tanto che a stento io tengo asciutti gli occhi.
York. I cannibali famelici toccato non avrebbero, non insanguinato il volto di quel vago fanciullo; ma voi siete più inumani, più inesorabili... oh mille volte più crudi siete delle tigri d’Ircania! Mira, regina iniqua; mira i pianti di un padre disperato: di questo drappo, che tuffasti nel sangue di mio figlio, io lavo le macchie colle mie lagrime. Riprendilo, e gloriati di quanto facesti. (le dà il fazzoletto) E se tu narri questa dolorosa istoria senza falzarìa, coloro che l’udiranno non manterranno inalterato il ciglio: i miei nemici stessi ne avran molli le guancie e fremendo diranno: atroce fu quell’opera! Riprenditi questo serto, e con esso la mia maledizione. Possa tu nelle tue sventure trovare i conforti che io ebbi dalla tua mano crudele! Barbaro Clifford, toglimi dal mondo, onde la mia anima vada in cielo, e il sangue ricada sulle vostre teste!
Nort. Se egli mi avesse uccisi tutti i figli, neppure per ciò potrei astenermi dal piangere, vedendo quant’è il dolore della sua anima.
Mar. Che! voi siete commosso, milord di Northumberland! Pensate alle offese che egli a tutti ne fece, e tal penderò diseccherà la sorgente delle vostre lagrime.
Cliff. Questo per mantenere il mio giuramento, e questo per la morte di mio padre. (pugnalandolo)
Mar. Un colpo ancora per amore del nostro buon re.
(gli dà una pugnalata)
York. Aprimi le porte della tua misericordia, Dio di clemenza! La mia anima s’invola per queste ferite, e viene a cercarti.
(muore)
Mar. Troncategli la testa, e ponetela sulle porte di York: così egli potrà contemplare tutta la sua città.
(escono)