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8 | IL RE ENRICO VI |
per sempre in quel feretro; e celebriamo con questo solenne corteo l’empia vittoria della morte, come prigionieri catenati ad un carro di trionfo. Chi accuserem noi? Malediremo gli astri tristissimi che cospirarono così per la ruina della nostra gloria? O crederemo che gli invidi Francesi, gelosi delle opere sue e pavidi di lui, l’abbiano con qualche sortilegio condotto al termine di sua vita?
Win. Enrico fu un re caro al Re dei re. Il giorno del giudizio universale non sarà terribile ai Francesi, come lo fu il suo combattere. Ei presiedè alle battaglie del Dio degli eserciti; ed è alle preci della Chiesa che dovea le sue meravigliose vittorie.
Gloc. Della Chiesa? Dov’è essa? Se i ministri della Chiesa avessero pregato, il filo de’ suoi giorni non si sarebbe infranto così presto. Voi non vorreste per re che un uomo effeminato che poteste intimidire al pari di un giovine scolaro.
Win. Glocester, qual che si sia il re che noi amiamo, tu sei il protettore, e aspiri a conquidere il prìncipe e il regno: la tua donna è ambiziosa e altera: ella ha sopra di te maggiore imperio che Dio stesso o i ministri della religione non ne potessero mai prendere.
Gloc. Non nominate la religione: perocchè voi amate il secolo e i suoi vizi: e in tutto il corso dell’anno non andate agli altari che per pregare contro i vostri nemici, e chiedere la lora perdita.
Bed. Basta, cessate da tali contese, e infrenate i vostri odii. — Andiamo al tempio. — Araldi, seguiteci. — Invece d’oro offriremo le nostre armi, fatteci inutili ora che Enrico non è più. — Generazioni avvenire, voi non avrete che anni di dolore: i figli vostri succhieranno un latte misto col pianto delle madri, e l’isola nostra non sarà più che un soggiorno di angoscia, in cui rimarranno soltanto le donne per lagrimare su gli estinti. Oh Enrico V, io invece la tua ombra! Fa prosperare questo regno; difendilo dalle guerre intestine; lotta ne’ cieli contro gli astri nemici della sua pace, e aggiungerai al firmamento una costellazione più fulgida di quella di Giulio Cesare, o di...
(entra un messaggiere)
Mess. Salute, onorevoli lôrdi. Vi reco tristi novelle di Francia, di sconfitte e di stragi. La Guienna, la Sciampagna, Reims, Orléans, Rouen, Gisors, Parigi, Poitiers, sono interamente perduti.
Bed. Che osi tu dire, protervo araldo, dinanzi al morto Enrico? Parla sommesso, o alla novella di sì gravi disfatte ei romperà il suo feretro, e si scioglierà dalle braccia della morte.