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160 IL RE ENRICO VI

fuggire: così la debole colomba contende contro gli artigli del falco che la strazia, e i ladri sorpresi nel furto e disperando della vita, opprimono d’ingiurie i soldati che gl’incatenano.

York. Oh, Clifford! pensa un istante al passato, e se lo puoi senza arrossire, contempla questo volto, e mordi quella lingua che mi calunnia e mi accusa di viltà, mentre io tante volte ti feci fuggire.

Cliff. Teco non contenderò con parole: è colla spada che ti risponderò e saranno due colpi contro ognuno.

Mar. Fermati, prode Clifford! Gravi argomenti m’inducono a protrarre la vita di questo traditore. — La rabbia lo rende sordo. — Northumberland, raffrenatelo.

Nort. Fermati, Clifford: non fargli l’onore di assoggettarti alla più lieve scalfittura per trafiggergli il cuore. Qual valore v’è nel porre una mano nella gola d’un mastino sdegnoso, allorchè si può cacciar con un piede senza pericolo? Diritto è di guerra l’usare di tutti i vantaggi; e dieci uomini ne incatenano uno senza disonorarsi. (si avventano sopra York)

Cliff. Sì, sì, ti dibatti invano, come l’uccello fra la rete.

Nort. O come il coniglio sotto il cane.

(York è fatto prigioniero)

York. Così trionfano i carnefici sulla preda loro: così cede l’uomo onesto oppresso dalla forza.

Nort. Che vuol fare ora Vostra Grazia?

Mar. Prodi guerrieri, Clifford e Northumberland, giova ora ch’egli sia posto su quel monticello di terra, dappoichè il suo braccio ambizioso voleva raggiungere tutte le altezze, sebbene poi non attingesse mai che alle loro ombre. — Eri dunque tu che intendevi d’essere il re d’Inghilterra? Tu che tuonavi nel nostro Parlamento, esaltando la tua illustre nascita? Dove sono ora per sostenerti i tuoi figli che alimentavano il tuo orgoglio? Dov’è il tuo lascivo Eduardo, e il tuo alacre Giorgio? Dov’è quel prode e deforme Riccardo, quel mostro, orrore di natura, la cui voce ti eccitava incessantemente alla rivolta? E infine dov’è il tuo diletto Rutland? Mira, York; io tinsi questa pezzuola col sangue che l’illustre Clifford estrasse colla punta della sua spada dal seno di quel fanciullo, e se i tuoi occhi possono piangere per la sua morte, io ti do questo drappo per asciugarli le lagrime. Oimè, povero York! senza l’odio mortale che ti porto io dolorerei il tuo miserabile stato. Te ne prego, piangi, perchè io sia lieta; dispera; stracciati i capelli, impreca onde il cuore mi balzi di contento. Che! la rabbia ardente del tuo cuore ha ella dunque di-