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134 IL RE ENRICO VI

V’è un demone familiare alla sua lingua; ei non parla in nome di Dio. Trascinatelo, dico, fategli saltar la testa sull’istante. Poscia andate ad atterrarle porte nella casa di suo genero Giacomo Cromer; mozzate a lui pure il capo, e recatemeli qui entrambi sopra due pali.

Il popolo. Sarà fatto.

Say. Ah! compatrioti, se quando innalzate le vostre preghiere, Dio fosse così duro come voi siete, che avverrebbe delle vostre anime nell’ora della morte? Lasciatevi piegare, salvatemi la vita.

Cade. Conducetelo via, e sia fatto quel ch’io comando (escono alcuni con Say). Il più fiero pari del regno non porterà più la testa sopra le spalle, a meno che non mi paghi un tributo: nessuna fanciulla si mariterà se prima non faccia parte a me de’ suoi favori: gli uomini dipenderanno dal mio cenno in capite; e noi vogliamo che le donne ancora siano libere, come il cuore può desiderarlo o la lingua esprimerlo.

Dick. Milord, quando andremo a Cheapside per farvi bottino colle nostre labarde?

Cade. Quando? Immantinente.

Il popolo. Oh a meraviglia! (rientrano alcuni dei ribelli colle teste di Say e di suo genero)

Cade. Che dite di ciò? Non fu questa una bell’opera? Fate che si bacino l’una coll’altra, poichè tanto si amarono in vita. Ora dividetele per tema che non facciano insieme consulta onde cedere qualche altra provincia alla Francia. Soldati, differiamo fino a notte il sacco della città: queste due teste saran le nostre bandiere e il nostro segnale di raccozzamento. Andiamo. (escono)

SCENA VIII.

Southwark.

Allarme. Entra Cade seguìto dalla folla.

Cade. Percorrete il fiume dal lato di San Magno: trafiggete e annegate quanti visi fanno incontro (squilla a parlamento: quindi si ode una ritirata). Che ascolto? Chi è tanto ardito per far suonare a raccolta o proporre una tregua, allorchè io comando la carnificina?

(entrano Buckingham, e il vecchio Clifford coll’esercito)

Buck. Noi stessi che ti disprezziamo e ti vogliamo combattere. Sappi, Cade, che veniamo come ambasciatori del re alle comuni che hai fatto traviare, onde annunziare un perdono assoluto a