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ATTO QUARTO | 129 |
SCENA IV.
Londra. — Una stanta nel palazzo.
Entra il re Enrico leggendo una supplica; il duca di Buckingham e lord Say con lui: in distanza la regina Margherita piangente sopra la testa di Suffolk.
Mar. Ho spesso udito dire che il dolore ammollisce l’anima, e la rende timida. Pensa dunque alla vendetta, e cessa di vergare pianti. — Ma chi può cessare di spargerne vedendo questo tristo oggetto? Posseggo qui la sua testa, e la stringo contro il mio seno palpitante: ma dove è il corpo perchè io l’abbracci?
Buck. Che risposta fa Vostra Maestà alla supplica dei ribelli?
Enr. Manderò qualche santo vescovo a trattare con essi; perocchè a Dio non piaccia che io faccia perire di spada tante anime semplici e traviate! Piuttosto che permettere che esse divengano vittime della cruda guerra, vo’ avere io stesso un colloquio col loro generale. Ma aspettate, vo’ rileggere la loro dimanda.
Mar. Mostri feroci! Questo volto celeste, che come un errante pianeta governava la mia anima, non potò contenere la barbarie di quegli uomini che indegni erano pur anche di contemplarne la bellezza?
Enr. Lord Say, Cade ha giurato di aver la vostra testa.
Say. Sì, ma io spero che Vostra Altezza avrà la sua.
Enr. (avvicinandosi a Mar.) Ebbene, signora? Sempre piangente la morte di Suffolk? Temo, mio amore, che se fossi morto lo tu non mi avresti tanto compianto.
Mar. No, amore, compianto non ti avrei, ma sarei morta fa te. (entra un Messaggiere)
Enr. Ebbene! Quali novelle? Perchò vieni con tal fretta?
Mess. I ribelli sono a Southwark; fuggi, signore. Giovanni Cade dichiara se stesso lord Mortimero, disceso dai duchi di Clarenza, chiama Vostra Grazia un usurpatore, e intende coronarsi a Westminster. Il suo esercito è composto da una cenciosa moltitudine rozza e senza pietà. La morte di sir Umfredo Stafford e suo fratello l’ha empita di coraggio: nobili, gentiluomini, dotti e arcivescovi essi chiamano tutti spolpatori del regno, e li cogliono estinti.