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IL RE ENRICO TI — ATTO QUARTO 121

morte. Un uomo dotto meditò sulla mia nascita e mi predisse che da un Gualtiero abitante delle acque sarei stato spento. Ma ciò non valga a renderti spietato.

Whit. Tali cose non curo; a me basta che il disonore non abbia mai oscurato il mio nome, che questo ferro non ne abbia tosto levate le macchie. Perciò quando mi risolverò a vendere da mercante la mia vendetta, la mia spada si franga, le mie armi vadano in brani, e sia io gridato vile su tutti i mali! (afferra Suff.)

Suff. Indugia, Whitmore; perchè il tuo prigioniero è un principe, è il duca di Suffolk, Guglielmo della Pole.

Whit. Il duca di Suffolk, avviluppato in tali cenci?

Suff. Ma essi non fan parte del duca: Giove pure talvolta li trasfigurava; perchè non io?

Cap. Ma Giove non era mai ucciso come tu sarai.

Suff. Oscuro e vile scellerato! il sangue del re Enrico, l’onorevole sangue di Lancastro non può essere versato da mani abbiette come le tue. Non mi hai tu sovente tenuta la staffa colla testa nuda inginocchiato sotto il mio palafreno, riputandoti felice allorchè ti volgevo uno sguardo? Quante volte non t’ho visto badarti una mano, e tenderla rispettoso per ricevere la mia coppa, e nudrirti cogli avanzi della mensa in cui io era assiso colla regina Margherita, intento a compiere ogni mia volontà? Rammentalo, e questo pensiero umilii il tuo folle orgoglio. Non sei tu quello che percorreva continuamente le gallerie del mio palazzo per aspettare ch’io uscissi e mostrarmiti in positura supplichevole? Questa mano fece la tua fortuna dandoti un vascello, ed essa incatenerà il tuo braccio, e ammalierà la tua lingua temeraria.

Whit. Parla, capitano, debb’io pugnalare questo villano trasfigurato?

Cap. Lascia prima che le mie parole lo trafiggano, come le sue mi hanno trafitto.

Suff. Vile, le tue parole son feroci come sei tu.

Cap. Guidatelo nella nostra barca e mozzategli il capo.

Suff. Guardati d’osarlo per amor tuo.

Cap. Lo voglio, Pole.

Suff. Pole?

Cap. Pole, sir Pole, lord, sia come più ti piace. Sorgente il di cui limo intorbida le pure fonti d’Inghilterra, Suffolk, il ferro troncherà la tua testa intenta sempre a conturbare lo Stato. Le tue labbra, che toccarono quelle della regina, morderanno fra breve la polvere: la tua bocca, che sorrise alla morte del buon duca Umfredo, mormorerà fremente invano contro le brezze in-