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112 IL RE ENRICO VI

macchiato di calunnie e le corti dei principi empite dell’obbrobrio mio. Codesto io ottengo colla sua morte. Oh me infelice! essere regina e coronata d’infamia!

Enr. Ah in me ricade tutta la sventura! Sfortunato Glocester!

Mar. Più di lui io dovrei essere compianta! Che! Enrico si volge altrove e nasconde il volto? Io non sono una lebbra odiosa; guardami. Sei tu divenuto sordo come il serpente? Abbine anche il veleno allora, e uccidi questa disperata. Son tutte le tue consolazioni chiuse nella tomba di Glocester? Margherita non ti è di alcuna gioia? Ergigli allora una statua e adoralo, e cuopri me di disprezzo. Per questo affrontai io i naufragi del mare, e mi opposi due volte ai venti che mi respingevano dall’Inghilterra? Che predicevano quei venti, se non che mi astenessi dall’approdare in quest’isola inospitale? Ed io che facevo allora fuorchè maledirli, e in un con essi colui che gli aveva scatenati dal suo antro di macigno? Che facevo io, fuorchè comandar loro di soffiare verso il porto, a cui anelava la mia anima, o di rompere il mio vascello sugli scogli più tremendi? E nondimeno i venti ricusavano di essere i miei carnefici e lasciavano a te solo questo odioso carico: gli scogli scomparivano, affinchè il tuo cuore più duro di loro potesse in seno al tuo palagio far morire Margherita! Quando la tempesta ne trasportava lungi dalle tue sponde, quando più non vedeva che la cima dei tuoi monti, io mi tolsi dal collo un monile prezioso, e lo gettai verso le tue rive sospirando. Il mare lo accolse ed io formai il voto che il tuo seno potesse nel medesimo modo accogliere fra breve il mio cuore. Ma allorchè poi per la lontananza il tuo paese fu interamente dileguato dietro le acque, le mie braccia si stesero ancora verso di lui, il cuore mi balzò in petto, e io maledissi i miei occhi per non aver saputo serbare più a lungo la vista della bella Inghilterra. Quante volte ho io stancata la voce di Suffolk, ministro della tua crudele incostanza, invitandolo ad assidersi al mio fianco per narrarmi le glorie di Albione, come Ascanio faceva accanto a Dido, infiammandola di amore per le geste di suo padre? Or non son io ammaliata come essa? Non sei tu bugiardo come Enea? Oimè, io soccombo! Muori, Margherita, poichè Enrico si duole che tu

ia vissuta sì a lungo, (romore al di dentro. Vengono Warwick e Salisbury. I Comuni stanno alle porte) 

War. Potente sovrano, è corsa voce che il buon duca Umfredo sia stato barbaramente trucidato da Suffolk e dal cardinal Beaufort. I Comuni, simili ad uno sciame irritato che ha perduto la sua guida, si affollano da tutte le parti, e nel dolore che li invade