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98 IL RE ENRICO VI


Vicino. Eccovi una tazza di vino dolce.

Vicino. E questa è di ottima birra: bevete e non temere.

Hor. Date qui, berrò tutto; morte a Pietro!

Amico. Pietro, bevo alla tua salute, non temere.

Amico. Statti lieto, Pietro, nè aver paura del tuo padrone; combatti pel credito degli amici tuoi.

Sal. Vi ringrazio tutti: bevete e pregate per me, ve ne supplico; poichè credo di aver preso il mio ultimo sorso in questo mondo. — Qui, Robin, se muoio, ti lascio il mio grembiule; a te, Guglielmo, il martello; a te, Tommaso, tutto il denaro che avrò. — Oh! Iddio mi benedica, lo prego: perocchè io non sono atto a combattere col mio signore che tanto è perito nelle armi.

Sal. Animo, lasciate il bere, e venite allo scontro. — Qual è il tuo nome?

Piet. Pietro.

Sal. Pietro, a che indugi?

Piet. Andiamo.

Sal. Vedi d’aggiustare per bene il tuo padrone.

Hor. Signori, son venuto qui a istigazione del mio domestico per provargli che è un malandrino, ed io un onest’uomo. In quanta al duca di York, giurerò in morte che non gli volli mai male, nè al re, nè alla regina. Perciò bada a questo colpo ch’io ti vibro, col furore che provò Bevis di Southampton contro Ascapart.

York. Affrettati: la lingua di questo miserabile comincia a balbettare. Squillate, trombe, e date il segnale ai combattenti.

(allarme. Combattono, e Pietro atterra il suo padrone)

Hor. Fermati, Pietro, fermati! Confesso, confesso il tradimento. (muore)

York. Prendi le sue armi, e ringrazia Dio e il buon vino, che stava nel ventre del tuo signore.

Piet. Oh! Dio, ho io dunque abbattuto il mio nemico alla presenza di sì augusto consesso? Pietro, la ragione ti ha fatta prevalere!

Enr. Va; sia trasportato lungi di qui il corpo di quel traditore; la sua morte ci fa travedere il suo delitto. Dio nella sua giustizia ci ha rivelata l’innocenza, e la sincerità di questo tapino ch’ei sperava di far cadere sua vìttima. — Vieni, amico, vieni a prendere la tua ricompensa. (escono)