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ATTO SECONDO 95


York. Che oggi per forza e non per diritto ritiene; perocchè dopo l’estinzione della schiatta di Riccardo, la posterità di suo fratello maggiore doveva succedere al trono.

Sal. Ma quel fratello Guglielmo Hatfield mori, come voi pur dite, senza lasciare eredi.

York. Il duca di Clarenza, che veniva dopo di lui per ordine di nascita, e per linea del quale io assumo i miei titoli alla corona, ebbe dal suo imeneo una figlia che sposò Edmondo Mortimero, conte della Marca, e diede vita a Ruggero, padre di un secondo Edmondo e delle principesse Anna ed Eleonora.

Sal. Quell’Edmondo, sotto il regno di Bolingbroke, come si legge nelle cronache di quel tempo, fece valere i suoi diritti alla corona, e sarebbe forse giunto a detronizzare l’usurpatore senza l’opposizione di Owen Glendower che lo tenne prigioniero fino alla morte. Ma procediamo.

York. Anna, sua sorella e mia madre, essendo erede della corona, si unì a Riccardo, conte di Cambridge, che scendeva da Edmondo Langley, quinto figlio di Eduardo il Grande; è pel fatto di lei ch’io reclamo lo scettro: perocchè ad essa toccava il retaggio di Ruggiero, conte della Marca, solo frutto essendo del matrimonio di Edmondo Mortimero colla figlia unica di Lionello. Se dunque la generazione del maggiore deve succedere a quella del minore, io sono il re.

War. Qual diritto più vero di questo! Enrico tragge i suoi titoli da Giovanni di Gaunt, quarto figlio di Eduardo. York li trae dal terzo figliuolo. Fino a che il ramo di Lionello non si estingua, i Lancastri non possono nulla pretendere, e tale ramo, lungi dall’essere in estremo di morte, fiorisce in voi e ne’ vostri nobili figli, magnanimi rampolli di sì bella pianta. Qual motivo mi farebbe indugiare ancora? A che esitiamo, padre mio Salisbury!

Sal. Cadiamo entrambi alle sue ginocchia, e in questa unione solitaria e sacra, siamo i primi degl’Inglesi che, ristabilendo l’ordine della natura, salutano il loro legittimo signore con tutti gli onori dovuti ai successori dei re.

Tutti e due. Viva sempre il nostro sovrano Riccardo, re d’Inghilterra!

York. Grazie ve ne siano, miei lòrdi, ma non sarò vostro re, se prima non vengo coronato, e la mia spada tinta non si è nel sangue della casa di Lancastro; l’una e l’altra cosa non possono compiersi in un giorno così avventatamente. Quest’opera richiede tutta la lentezza della meditazione, e il silenzio più profondo. Comportatevi come io fo in questi tempi procellosi. Chiudete gli