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atto quarto 79

conoscere i nostri nemici laceriam loro il cuore, sarà ben minor colpa il lacerarne le lettere. (legge) Sianvi presenti i nostri scambievoli voti. Molte opportunità avete per trucidarlo. Se il voler vostro collima in ciò, il tempo e il luogo vi saran porti benignamente. Nulla si è fatto, s’ei riede vincitore; io rimango in tal caso sua prigioniera, e il suo letto mi sarà carcere. A’ suoi abborriti amplessi sottraetemi, e, in mercede, occupate il posto suo.

Vostra sposa (così dir vorrei) e vostra serva affezionata
Gonerilla.

Oh inconcepibile instabilità della donna!... Costei congiura, congiura contro la virtuosa vita di suo marito, a cui surrogar vuole mio fratello!... Qui per questa sabbia, vo’ trascinarti, o esecrabile messaggiere di due impudichi assassini; e quando sarà l’ora con quest’infame carta farò inorridir l’insidiato duca. Bene sarà per lui, che del tuo messaggio e della tua morte io possa istruirlo. (esce, trascinando il corpo del Maggiordomo)

Gloc. Il re ha perduto la ragione; ma quanto tenace è la mia, e come tutto mi fa sentire i miei dolori! Meglio per me sarebbe di essere insensato; i miei pensieri almeno non verserebbero sempre su’ miei mali. Quando l’immaginazione è accesa, l’uomo perde la conoscenza di sè e della vita sua. (rientra Edgardo)

Edg. Datemi la mano; mi parve intender da lungi suoni di guerra. Venite, padre, e seguirete un amico. (escono)

SCENA VII.

Una tenda nel campo francese. — Lear sopra un letto, addormentato.
Un Medico, Gentiluomini ed altri, che vegliano intorno a lui.

Entrano Cordelia e Kent.

Cord. O mio buon Kent, come potrei io viver tanto per ricompensare la tua bontà? La mia vita sarà troppo breve, ed ogni istante che ne trascorre è perduto per la mia riconoscenza.

Kent. Signora, io mi chiamo ricompensato immensamente da questa dichiarazione. La pura verità ha dettato tutti i miei racconti; niuno ne omisi, niuno ne amplificai.

Cord. Indossate vestimenta che meglio vi si addicano; le luride spoglie, in che vi avviluppate, mi ricordano sempre giorni obbrobriosi. Deponetele, ve ne prego.

Kent. Perdonatemi, cara signora; l’esser conosciuto mi frustrerebbe del mio intento. Vi chieggo per mercè di non volermi