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78 | il re lear |
Edg. Ben pregaste, padre.
Gloc. Buon giovine, chi siete?
Edg. Un uomo poverissimo domato dalla fortuna, che, per l’esperienza de’ proprii mali, sa compianger gli altrui. Datemi la vostra mano, e vi condurrò in qualche asilo.
Gloc. Ti ringrazio di cuore. Le misericordie e le benedizioni del cielo t’allietino e ti ricompensino. (entra il Maggiordomo)
Magg. Una taglia già bandita!... fortunato evento! La testa di quel cieco fu fatta, credo, perchè servisse di sgabello alle mie fortune. — Vecchio traditore sciagurato, pentiti in breve di tutte le colpe della tua vita. La spada che deve trafiggerti è già snudata.
Gloc. L’amica tua mano vibri il colpo fatale. (Edgardo s’oppone)
Magg. Perchè, villico audace, osi tu difendere un pubblica traditore? Vattene lungi, per tema che il suo contatto non attiri su di te una egual sorte. Lascia il suo braccio.
Edg. Nol farò, se prima non ce ne avete detto di più1.
Magg. Lascialo, miserabile, o sei morto.
Edg. Buon gentiluomo, andate per la vostra via, e concedete il passo alla povera gente. Mala opera fate frapponendovi... ite lontano. Se a questo vecchio v’appressate, anche d’una sola linea, sperimenterò se sia più duro il vostro cranio, o il mio bastone. Parmi parlar chiaro.
Magg. Lungi di qui, immondezzaio2.
Edg. Vi romperò i denti, messere. Avanzatevi; non mi cure della vostra spada. (lottano, e Edgardo lo atterra)
Magg. Scellerato, mi hai ucciso... Empio, prenditi la mia borsa; se la tua sorte ti cale, seppellisci il mio corpo, e dà le lettere, che porto meco, a Edmondo conte di Glocester... Cercalo nell’esercito britanno... Oh morte intempestiva... (spira)
Edg. Ben ti conosco, ufficioso scellerato, prono ai comandi della tua colpevole signora, come la malvagità poteva desiderarlo.
Gloc. È egli già morto?
Edg. Assidetevi, padre, e riposate. — Vediam le sue saccoccie, e speriamo conforti dalle lettere di cui parlò. — È morto..... duolmi solo che un altro non l’uccidesse... — Vediamo... Cera gentile, permetti; e non me ne incolga biasimo: chè se per