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74 | il re lear |
Edg. Se tu non fossi stato più leggiero di una piuma o dell’aere, cadendo da questa immensa altezza, saresti andato in minuzzoli come un uovo. Ma lo veggo; tu respiri; sei d’una sostanza solida, e il tuo sangue non iscorre. Parla; sei ferito? Dieci alberi l’uno all’altro sovrapposti non arriverebbero alla cima del monte, da cui ti sei precipitato. La tua vita è un miracolo; favella, te ne prego.
Gloc. Ma caddi io dunque, o no?
Edg. Dall’orrenda cima di questa montagna di macigno. Solleva gli occhi, e guarda quell’altura dove l’allodola non potrebbe nè vedersi, nè intendersi, in onta della sua acuta voce. Guarda, guarda.
Gloc. Oimè! non ho più occhi. — È dunque la miseria priva del benefizio di finire i proprii mali colla morte? Sommo conforto era per la sventura il poter deludere la rabbia del suo fiero tiranno, e frustrarne il truce volere.
Edg. Datemi il vostro braccio... su... così... Come vi sentite ora? potete valervi delle gambe? vi reggete?
Gloc. Anche troppo, anche troppo.
Edg. Questa supera ogni altra cosa straordinaria. Sulla cima del monte chi altri era vosco, che vidi allontanarsi?
Gloc. Un povero mendico.
Edg. Mentre io me ne stava quaggiù, mi parve che i suoi occhi raggiassero come due lune, che avesse mille nasi, e cento corna infuocate, da cui si partiva uno splendor tremulo e inquieto come le onde del mare. Era al certo qualche spirito; perciò, felice vecchio, sii convinto che i tuoi giorni sono stati salvati dai Numi, che talvolta si gloriano di mostrare la loro potenza operando ciò che è impossibile agli uomini.
Gloc. Ora tutto rimembro, e per l’avvenire sopporterò i miei mali finchè essi stessi gridino: Basta, muori! Lo spirito, di cui mi parli, l’aveva preso per un uomo; ma spesso l’udiva gridare: il demone, il demone, mentre mi conduceva qui.
Edg. Sopporta rassegnato e paziente. — Ma chi viene? (entra Lear bizzarramente incoronato di fiori) Non mai uomo di senno mostrossi con tali apparenze.
Lear. No, condannar non mi possono, se batto moneta; non sono io la persona del re?
Edg. Oh vista che mi trafigge il cuore!
Lear. In ciò la natura è superiore all’arte. Prendi; ecco il tuo soldo. Quel pazzo porta l’arco come uno sgraziato artigiano; appena forse è buono a spaventar le cornacchie. Ecco la mia