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atto quarto 73

volano per l’aere, a metà della montagna mi sembrano appena della grandezza di una cicala. Sul pendìo, a metà del precipizio, veggo un uomo sospeso sulle roccie, che coglie piante marine. Mestiere pericoloso! Quell’uomo mi sembra grosso appena come la sua testa: e i pescatori che camminano lungo la spiaggia paiono donnole saltellanti. Quel gran vascello che sta là in fondo ancorato è piccolo come il suo caicco; e il suo caicco non maggiore di un animaletto. Non mai fu meglio inteso il ruggito delle onde che si frangono contro gli sterili e innumerabili scogli delle rive. Riguardar più non voglio; chè la mia ragione si smarrirebbe, e i miei occhi una volta abbagliati, cadrei col capo il primo.

Gloc. Mettimi dove tu sei.

Edg. Datemi la mano; eccovi ora distante un piede dall’orlo dell’abisso; per tutti i beni di questo mondo avventar non mi vorrei all’innanzi.

Gloc. Lascia la mia mano: eccoti, amico, un’altra borsa; v’è dentro un gioiello che debbe riuscir accetto ad un uomo povero. Le Fate e i Numi ti siano propizi! Allontanati; dimmi addio, e fa ch’io t’oda partire.

Edg. (fingendo ritirarsi) Dunque addio, buon signore.

Gloc. Con tutto il mio cuore.

Edg. (a parte) Perchè mi fo io così giuoco della sua disperazione? Oimè! solo per guarirlo.

Gloc. Oh voi, potenti Dei, a questo mondo io rinunzio, e in presenza vostra mi sgravo senza dolore del peso del mio orrendo infortunio. Se sopportar lo potessi più a lungo, senza avventurarmi al pericolo di mormorare contro i vostri santi e ineluttabili decreti, lascierei consumare fino al suo termine questo avanzo disprezzabile del fanale de’ miei giorni. Ove Edgardo viva, colmatelo de’ vostri favori, beneditelo e rendetelo felice! — Ora, amico, addio. (dal monticello su cui Edgardo lo aveva condotto, salta e cade nella vicina pianura).

Edg. Addio, signore, addio. — (a parte) Io non so per qual bizzarro talento l’uomo possa così indursi a togliersi la vita, allorchè il corso di questa è pur tanto fugace! Se questi fosse stato ove credeva essere, sarebbe già estinto. — (avvicinandoglisi e parlandogli come un altro uomo che dalla riva del mare appiè della montagna lo avesse veduto cadere) Siete vivo, o morto? O amico, mi udite? Parlate. Pur potrebb’essere estinto... Ma no: già ritorna in sè... Chi siete, signore?

Gloc. Va lungi di qui, e lasciami morire.