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atto quarto 71

mie lagrime, afforzatevi tanto da alleviare i mali di questo buon re! Si vada a cercarlo. Temo che nel suo sfrenato furore non si tolga una vita priva di quel lume che è necessario a conservarla. (entra un messaggiere)

Mess. Novelle, signora; l’esercito britanno si avanza a gran giornate.

Cord. Lo sapeva; ed il nostro l’aspetta e lo accoglierà come si deve. — Oh caro padre! è per te solo che m’adopero; per te che il mio dolore ha attristata la Francia; per te che le inesauste mie lagrime hanno eccitata la pietà di quella nazione. Non è una folle ambizione che ci mette le armi in mano; è l’amore, il tenero amore di un padre vecchio e caro, per difendere i cui diritti ci apprestiamo a combattere. Così potessi io in breve udirlo e rivederlo!     (escono)

SCENA V.

Una stanza nel castello di Glocester.

Entrano Regana e il Maggiordomo.

Reg. Ma le schiere di mio fratello sono accampate?

Magg. Sì, milady.

Reg. Ed ei stesso le accompagna?

Magg. Così fa, e con molto ardore. Vostra sorella è poi il migliore di quei soldati.

Reg. Lord Edmondo non parlò col signor vostro allorchè là venne?

Magg. Non gli parlò.

Reg. Che gli dovrebbe importare la lettera di mia sorella?

Magg. Nol so, signora.

Reg. In verità, per cure ben gravi è partito di qui così sollecito. Colpa nostra inescusabile fu il non aver tolta la vita a quel Glocester, insieme con gli occhi. Per tutto ov’ei va, la sua vista accende i cuori e li solleva contro di noi. Edmondo è partito, credo, per alleviarlo della sua miseria, liberandolo di una esistenza che gli è fatta un peso. Ei debbe in pari tempo riconoscere le forze del nemico.

Magg. Signora, conviene che io gli corra dietro per dargli questa lettera.

Reg. Le nostre schiere debbono avanzarsi domani in ordine di battaglia. Restate qui; le strade non son sicure.

Magg. Nol posso, signora; la principessa che io servo, mi raccomandò questa bisogna con grande ardore.