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atto quarto 65

maggiore dei mali non è accaduto, finchè dir si può: questa è la più rea sventura.

Il vecch. Amico, dove vai?

Gloc. È un mendico?

Il vecch. Mendico e pazzo.

Gloc. Un lume di ragione però gli resta, poichè mendica. Durante la tempesta della notte scorsa ho veduto uno di quegli infelici; e ben considerandolo, ne ho tratto che l’uomo non è che un verme. Mio figlio allora mi ricorse alla mente: e nullameno l’odio mio verso di lui non era per anche estinto. Grandi cose ho saputo di poi! Noi siamo per gli Dei quello che gli insetti sono pei fanciulli: essi ne schiacciano per loro sollazzo.

Edg. (a parte) Come potè accader ciò?... Fatal destino, che mi costringi ad imitare l’insensato, attristando gli altri mentre sono io così afflitto. — (ad alta voce) Sii benedetto, signore.

Gloc. È questi quel povero ignudo?

Il vecch. Sì, milord.

Gloc. Allora, te ne prego, lasciami. Se per amor mio vuoi condurci lungi due miglia di qui, sulla via che guida a Douvres, te ne saprò grado. Ma va prima a cercare qualche vestimento per cuoprire la nudità di questo infelice, ch’io pregherò d’accompagnarmi.

Il vecch. Oimè, signore! ma egli è pazzo.

Gloc. Sono tempi terribili quelli in cui i pazzi guidano i ciechi. Fa com’io dico, o piuttosto segui il piacer tuo. Ma prima di tutto lasciaci.

Il vecch. Gli recherò il miglior vestito che posseggo, checchè me ne possa avvenire. (esce)

Gloc. Amico, oh sventurato!

Edg. Il povero Tom ha freddo. — (a parte) Non posso omai più dissimulare.

Gloc. Appressati, amico.

Edg. (a parte) È nullameno forza che continui. — (ad alta voce) Buon vecchio, sian benedetti i tuoi poveri occhi; essi versano sangue.

Gloc. Conosci la strada che guida a Douvres?

Edg. Cancelli e porte, strade maestre e sentieri, tutto io conosco. Il povero Tom fu privato della ragione: il Cielo salvi il buon uomo dal malvagio spirito! Cinque demoni in una volta sono entrati nel povero Tom: Obdicut, demone della lussuria; Hobbididen, principe dei muti; Mahu, diavolo dei ladri; Modo, che presiede all’omicidio; e Flibbertigibbet, demonio delle smorfie