Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
374 | NOTA |
succede altrove. Una musica guerresca, più o meno lontana e lo strepito delle armi somministrerebbero i mezzi atti a produrre quel genere d’illusione.
Con tutto il desiderio che ebbe Sbakspeare di far risaltare la gloria delle conquiste d’Enrico V, non lasciò di svelare, secondo il suo modo, i segreti motivi dell’impresa di quel re. Enrico avea bisogno d’una guerra esteriore per francheggiarsi in trono. Il clero bramava dal lato suo d’occupar fuori del regno l’attività d’Enrico, e si profferiva di pagare alte contribuzioni, coll'intento di scansare una riforma che gli avrebbe tolto una metà delle sue rendite. Ond’è che in questo dramma i più saggi de’ vescovi si mostrano così solleciti di provare al re gl’incontrastabili suoi diritti alla corona di Francia, quanto egli stesso di porger loro l’occasione di metter in calma la sua coscienza. Essi gli ricordano che la legge salica non aveva mai avuto, nè aver potea la facoltà di regolar in Francia il diritto di successione al trono. Una quistione siffatta è tutta discussa con assai più di concisione e di chiarezza, che non se ne adopera ordinariamente allorchè si trattano argomenti di tanta importanza.
Enrico, dopo conquiste si luminose, volle raffermare il possesso collo sposare una principessa francese. Tutto ciò che riguarda tale alleanza prende nel dramma di Shakspeare una tinta di ironia, giacchè l’unico frutto d’un matrimonio che sembrava promettere ad ambedue le nazioni un felice avvenire, fu quel debole Enrico VI, sotto il cui regno le pubbliche cose andarono in rovina. Ma nè tale aria d’ironia, nè le nozze di convenienza con cui termina il dramma, debbono far presumere che il poeta sia passato di mala voglia dal genere eroico a quello della commedia».
(Schlegel, Cors. di Lett. Dram.)
FINE DEL VOLUME QUARTO