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ATTO QUARTO 341


Enr. No, mio buon cavaliere; andate coi miei fratelli dai lôrdi d’Inghilterra; ho una controversia colla mia anima, e vorrei restar solo.

Erp. Il Dio del Cielo ti benedica, nobile Enrico! (esce)

Enr. Ti ringrazio, vecchio cuore! tu parli generosamente. (entra Pistol)

Pist. Qui va là?

Enr. Amici.

Pist. Parla meco; sei uffiziale o gregario?

Enr. Uffiziale di una compagnia.

Pist. Porti la picca?

Enr. Sì; chi siete?

Pist. Un gentiluomo prode quanto lo è l’imperatore.

Enr. Siete dunque da più del re.

Pist. Il re è un buon diavolo, un cuor d’oro: è un bon vivant, un figlio della gloria; di buon parentado, di braccio assai valente. Bacio la sua scarpa inzaccherata, e dal profondo del cuore lo amo. Qual è il tuo nome?

Enr. Enrico le Roy.

Pist. Le Roy! È un nome di Cornovaglia: sei di quel paese?

Enr. No; son Gallese.

Pist. Conosci Huellen?

Enr. Sì.

Pist. Digli ch’io gli fenderò il capo nel dì di san Davy.

Enr. Badate di non portare il vostro pugnale troppo alto in quel dì, per tema che non vi leda.

Pist. Sei tu suo amico?

Enr. E suo parente ancora.

Pist. Fichi a te dunque!

Enr. Vi ringrazio; Dio sia con voi!

Pist. Il mio nome è Pistol1.

Enr. Esso si addice alla vostra fierezza. (Pist. esce; entrano Huellen e Gower da varie parti)

Gow. Capitano Huellen!

Huell. In nome di Dio! non se ne parli altro: non v’è nulla nel mondo di più maraviglioso del vedere come non si osservino le antiche discipline e le leggi di guerra. Se voleste soltanto darvi la briga di esaminare le spedizioni di Pompeo il Grande, vedreste, ve ne assicuro, che non v’erano ciancie nè fanciullaggini nel suo campo; vi assicuro che vedreste le ceri-

  1. Che vuol dir pistola.