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340 | IL RE ENRICO V |
di tutti una dolce influenza, che riscalda e discioglie i ghiacci del timore. — Voi, onorevole e indulgente assemblea di tutti gli stati, di tutti i gradi, contemplate, sotto il velo della notte, il ritratto di Enrico, quale i miei poveri pennelli ve lo han saputo dipingere. Ora la nostra scena passa sul campo di battaglia. Ma, oh pietà! Come disonoreremo il nome famoso d’Agincourt collo spettacolo di una mischia presentato da pochi uomini con vani fioretti! — Nondimeno, sedete e guardate; e sui pallidi lampi di questa imitazione, ergete la grande verità. (esce)
SCENA I.
L’accampamento inglese ad Agincourt.
Entrano il re Enrico, Bedford e Glocester.
Enr. Glocester, forza è confessarlo, versiamo in gran pericolo: il nostro coraggio deve perciò ad esso uguagliarsi. — Buon giorno, fratello Bedford, — Onnipossente Iddio: qualche bene si ritrova sempre anche nel male, se gli uomini si dessero il fastidio di cercarvelo. L’arduo nemico che ne sta presso ci rende solleciti e diligenti; ciò è giovevole per la salute e per l’interesse di una saggia e buona economia. Il nemico è dunque per noi una specie di coscienza esteriore, che ci consiglia e ci impone il nostro dovere: esso ci avverte di ben apparecchiarci al fine che ci proponiamo. È così che l’uomo può cogliere qualche stilla di miele anche dalla spina più selvatica, e far servire l’inferno stesso a proficua virtù, (entra Erpingham) Buon giorno, vecchio sir Tommaso: un molle origliere, su cui riposare quel canuto capo, ti converrìa meglio che questo arido suolo di Francia.
Erp. No, mio sovrano: questa tenda mi piace di più, dappoichè posso dire: il mio letto è il letto d’un re.
Enr. È bene che gli uomini imparino dall’esempio altrui a tollerare le proprie pene: tal cosa solleva l’anima, e quando il cuore è sereno, le membra, quantunque fiacche e assopite, risvegliano dalla loro letargia vivide e alacri, come il serpente ringiovanito, e flessibili tornano ai loro uffici. — Prestami il tuo mantello, sir Tommaso. — Fratelli, raccomandatemi ai principi che sono nel campo; date loro per parte mia il buon giorno; e fate che vengano tosto sotto il mio padiglione.
Gloc. Così faremo, mio sovrano. (esce con Bed.)
Erp. Debb’io seguire Vostra Grazia?