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ATTO QUARTO | 339 |
ATTO QUARTO
Entra il Coro.
Ora fermiamo le nostre indagini e i nostri pensieri su quegli istanti della notte, in cui non si ode più che un debole e sordo mormorio, in cui le cieche tenebre riempiono l’immenso vacuo del nostro emisfero. Nell’uno e nell’altro campo, fra la più nera oscurità, il romor confuso di due eserciti si calma e sminuisce a poco a poco. In sì gran silenzio, le ascolte solitarie s’odono solo. I fuochi dei due nemici si rispondono, e al loro pallido chiarore ogni esercito vede l’altro dileguarsi fra l’ombra. Il cavallo minaccia il cavallo, e ferisce l’orecchio stanco della notte coi suoi lunghi nitriti: dalle tende si innalza uno strepito di martelli, che sotto colpi concitati terminano le armature dei cavalieri, segnale tremendo di battaglia. I galli dalle vicine capanne cantano, le campane suonano e annunziano la terza ora del mattino taciturno. Superbi pel loro numero, e pieni di baldanza, i Francesi protervi giuocano a’ dadi la sorte e la vita degl’Inglesi che disprezzano: nella loro impazienza imprecano alla notte che, come strega deforme e zoppa, cammina a passi lenti. Gli sfortunati inglesi, condannati a perire come vittime, siedono silenziosi e meati accanto ai loro fuochi, e rivolgono fra di loro le vicende del dimani. Al loro triste portamento, ai loro volti pallidi ed emunti, agli squarciati loro abiti, logori dalla guerra, sembrano, rischiarati come si veggono dalla luna, altrettanti spaventosi fantasimi. — Oh! chi seguirà coll’occhio il regio conduttore di quelle povere schiere, che va spargendo consolazioni da una tenda all’altra? Ah si gridi vedendolo: lode e gloria al suo augusto capo! Ei non si riposa; corre dall’uno all’altro, e indirizza a tutti il saluto del mattino con un modesto sorriso, chiamando quanti incontra: fratelli, amici, compatrioti. Sul suo nobile viso non si scorge alcuna traccia, alcun sentimento dell’angoscia che gli dovrebbe infondere l’esercito da cui è attorniato: alcuna impressione di pallore non dichiara le sue veglie e le fatiche di una notte insonne. Il suo volto è fresco e colorito; una dolce maestà, una serenità gaia splende ne’ suoi occhi, e il soldato gramo prima e abbattuto, dacchè lo vede, sente rinascere in cuore speranza e forza. Simile al sole, il suo occhio generoso e benefico spande su