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ATTO SECONDO 317


SCENA III.

Londra. — La casa di mistress Quickly in Eastcheap.

Entrano, Pistol, mistress Quickly, Nym, Bardolfo e il Garzone.

Quick. Te ne prego, dolce miele di marito, lascia che ti riconduca a Staines.

Pist. No, il mio gran cuore dà sangue. Animo, Bardolfo, risveglia il tuo umore gioviale; Nym, rianima il tuo cervello; e tu, mariuolo, fatti coraggio, perocchè Falstaff è ito, e conviene che gli serbiamo lungo tempo il nostro dolore per onorare la sua memoria.

Bard. Vorrei essere con lui in qual si fosse luogo, o in Cielo o in inferno.

Quick. Pel Cielo! ei non è in inferno, ne son sicura: è in seno d’Arturo, se mai uomo vi fu. Ei fece il più bel fine: passò come un fanciullo pieno d’innocenza che esce dal battesimo. Passò fra il mezzogiorno e l’ora propriamente al rifluire della marea; e quando ho veduto che cominciava a strofinar le lenzuola, a scherzar coi fiori, e a ridere guardandosi la punta delle dita, ho tosto compreso che non vi era più per lui che un cammino da prendere: perocchè egli aveva il naso aguzzo come il becco di una penna temperata per iscrivere sopra lo zigrino. — «Come mai, cavaliere, gli ho detto: che v’è? Fatevi amico;» ma ei si mise gridare, mio Dio, mio Dio, mio Dio! tre o quattro volte, e per confortarlo gli ho soggiunto che non doveva pensar tanto al buon Dio, e che non credevo fosse per anche necessario di avvilupparsi in tai pensieri; ma per tutta risposta mi disse di cuoprirgli di più i piedi. Posi la mano nel letto per toccarlo, ed era freddo come il marmo. Gli palpai le ginocchia, il petto e su, su, su... ma tutto era ghiaccio.

Nym. Dicono chiedessse vino.

Quick. È vero.

Bard. Ed anche donne.

Quick. Questo non è vero.

Gar. È vero, pel Cielo! e aggiunse che erano diavoli incarnati.

Quick. Ei non potè mai soffrire l’incarnazione; era un colore che non gli piaceva.

Gar. Diceva un giorno che il diavolo l’avrebbe portato a motivo delle donne.

Quick. Qualche volta per verità soleva declamare contro le