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ATTO SECONDO 313


Bed. Il re è istruito di tutte le loro trame per lettere intercettate, senza che essi ne dubitino.

Ex. Come! L’uomo che divideva talvolta il suo letto, che arricchito egli aveva, e colmato di favori degni di un principe, ha potuto così per una borsa d’oro straniero vendere la vita del suo sovrano! (squillano le trombe; entrano il re Enrico, Scroop, Cambridge, Grey, lôrdi e seguito)

Enr. Ora i venti soffiano propizi, e noi c’imbarcheremo. — Milord di Cambridge, e voi mio caro Marsham, e voi, prode cavaliere, dichiaratemi i vostri pensieri. Non sperate voi che l’esercito, che ci segue sui nostri vascelli, si aprirà un passaggio in Francia, e compierà la impresa per la quale lo abbiam radunato?

Scroop. Nulla è più certo, mio sovrano, se ognuno fa il suo dovere.

Enr. Non ne dubito: noi siamo ben convinti che alcuno non vien con noi che non ci ami, e che alcuno non ci lasciam dietro che non innalzi voti per la nostra vittoria.

Camb. Non mai alcun sovrano fu più amato, e più temuto di Vostra Maestà; nè credo siavi un solo suddito malcontento, all’ombra benigna del vostro governo.

Grey. Quelli anche che furono nemici di vostro padre hanno perduto tutto il fiele della loro anima per sentimenti più dolci; essi vi servono con cuori pieni di sommessione e di zelo.

Enr. Per tali beni vi dobbiamo una grande riconoscenza, e dimenticheremo gli uffici e l’uso di questa mano prima che dimenticare di retribuire il merito e i servigi, a seconda della loro importanza.

Scroop. È il mezzo di prestare allo zelo forze indomabili: ma la sola speranza di rendere a Vostra Maestà novelli servigi basterebbe a sollevarci sempre dalle fatiche passate.

Enr. Meno non ci aspettiamo da voi. — Mio zio di Exeter, fate porre in libertà quell’uomo che fu ieri imprigionato, perchè ardi farsi beffe della vostra persona. Noi crediamo che fosse l’eccesso del vino, che lo spinse a tanta licenza; ora che i suoi sensi raffreddati lo han reso più placido, gli perdoniamo.

Scroop. È un atto di clemenza; ma è anche un eccesso di sicurezza. Ch’ei sia punito, mio sovrano: è a temersi che la vostra indulgenza, e l’esempio della sua impunità non ingenerino altri colpevoli.

Enr. Ah! lasciateci esercitare la clemenza.

Camb. Vostra Maestà può esercitarla, e nondimeno punire.