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312 | IL RE ENRICO V |
Pist. Lasciam prima scorrere le acque, e i diavoli urlare per il loro pascolo.
Nym. Mi pagherete gli otto scellini che vi guadagnai l’altro giorno?
Pist. No, non v’è che il vulgo che paghi.
Nym. Così non andrà, ve ne assicuro.
Pist. Vedremo chi di noi due è più valente: mano alla spada.
Bard. Pel Cielo! quegli che dà il primo colpo lo uccido: sì, per questa spada, farò come dico.
Pist. Diavolo! i giuramenti devono essere rispettati.
Bard. Caporale Nym, vuoi tu riconciliarti con costui? Lo vuoi, e no? No? Ebbene siate miei nemici ancora. Te ne prego, desisti.
Nym. Voglio i miei otto scellini che guadagnai scommettendo.
Pist. Ti darò una ghinea, e ti pagherò anche da bere: l’amicizia e la fratellanza regneranno per l’avvenire fra di noi: io vivrò per Nym, e Nym vivrà per me. E ciò giusto? Io sarò vivandiere del campo, e i nostri profitti cresceranno. Dammi la tua mano.
Nym. Avrò la mia ghinea?
Pist. L’avrai.
Nym. Sia dunque; sia così. (rientra mistress Quickly)
Quick. Quanti vero che furono donne che vi partorirono, correte presto da sir Giovanni. Il pover uomo è così consunto di una quotidiana-febbre-terzana, che desta commiserazione. Miei buoni amici, venite da lui.
Nym. Il re gli ha fatto passar la bile nel sangue; così è lì storia.
Pist. Dici il vero; ha il cuor rotto, e corroborato.
Nym. Il re è un buon re; ma ei pure ha le sue fisime.
Pist. Andiamo a condolerci col cavaliere, e pensiamo almeno noi a vivere. (escono)
SCENA II.
Southampton. — Sala del Consiglio.
Entrano Exeter, Bedford e Westmoreland.
Bed. Ne attesto Iddio; Sua Grazia è ben ardita fidandosi a quei traditori.
Ex. Non tarderanno ad esser presi.
West. Qual calma! qual contegno dolce e sereno simulano! Si direbbe che la fedeltà posasse nei loro cuori, fra l’obbedienza e l’onestà.