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306 IL RE ENRICO V

testa prudente e savia sa difendersi al di dentro: che in un governo, sebben formato di parti diverse, tutto deve accordarsi in una sola armonia naturale, come i suoni della musica.

Cant. Ciò è vero, così il Cielo ha diviso l’economia dell’uomo in uffici diversi; tutte le sue parti con intento continuo tendono a uno scopo comune, la subordinazione; tale è anche la ripartigione dei lavori delle api, animaletti maraviglisi che, mostrando all’uomo la guida di natura, insegnano a un regno l’arte e l’ordine del reggimento. Esse pure hanno un re e ufficiali di diversi gradi: gli uni, magistrati severi, sorvegliano i lavori e le pecchie domestiche; gli altri, arditi mercatanti, si risicano per l’aere, e van lungi a trafficare; altri, soldati intrepidi, armati dei loro dardi, fan bottino sulle tenere bocce estive, e, carichi de’ loro furti, ritornano con volo trionfante al palagio del loro Sovrano, che pieno d’operosità e di sapienza presiede alle fatiche dei ronzanti architetti, che costruiscono le loro colonne d’oro; ai cittadini che stemprano la cera e il miele; al popolo artiere che sopraggiunge in folla e depone alla porta dello Stato il suo prezioso fardello; alla giustizia, il cui occhio severo consegna a’ lividi carnefici i sudditi vili e contumaci. — Ecco la mia conclusione: molte parti che hanno un’attinenza diretta verso un centro comune possono agire in senso contrario, come molte freccie lanciate da diversi punti vanno ad un sol luogo; come molti limpidi fiumi si fondono in un sol mare; come molte strade s’incrocicchiano in una città; come molte linee vanno al centro di un quadrante da sole. Così molte opere possono intendere a un medesimo fine, e andar di fronte senza che l’una noccia all’altra. Dividete adunque la fortunata vostra nazione in quattro parti, e prendetene una per conquistare la Francia, che ben vi basterà, e se noi colle altre tre parti non sapremo difenderci dal dente degli Scozzesi, vuo’ ch’essi ne facciano a brani, e che il nostro popolo perda per sempre la sua fama di coraggio e di saviezza.

Enr. Chiamate gli ambasciatori spediti dal Delfino (esce uno del seguito. Il re va sul trono.) Ora siamo risoluti: e col soccorso del Cielo e il vostro, nerbo della potenza che abbiamo, o piegheremo la Francia al nostro gioco, o abbatteremo per sempre il suo imperio, o regneremo sui suoi ricchi Ducati, che valgono quali altrettante Monarchie, o deporremo queste ossa in un’urna ingloriosa, prive di sepoltura, e senza alcun monumento che conservi la nostra memoria. Sì; bisogna, o che la nostra istoria celebri liberamente con piena ed alta voce i nostri fatti, o che la nostra tomba, muta come lo schiavo d’Oriente, lasci su di noi un