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atto terzo 55


Buff. Zio, ti prego, calmati; è una cattiva notte per nuotare. — Ora un po’ di fuoco in questa selvaggia selva somiglierebbe al cuore di un vecchio libertino, in cui s’alimenta ancora una lieve scintilla, mentre il resto del corpo è assiderato. — Guarda, guarda; un fuoco folletto s’avanza.

Edg. Questo è il pazzo demone Flibbertigibbet: ei comincia al copri-fuoco, e corre fino al primo canto del gallo; dà tele e spille, corrompe le messi, manda il mal d’occhi, fa inturgidire le labbra, e tormenta le povere creature della terra. «Tre volte san Vitoldo1 traversò la campagna; tre volte scontrossi nell’incubo e nella sua amica. — Scendi, diss’egli, e giurami sulla tua fede, che di qui ti partirai: strega, va via di qua».

Kent. Come sta Vostra Grazia? (entra Glocester con una torcia)

Lear. Chi è colui?

Kent. Chi è là? chi cercate?

Gloc. Chi siete voi? i nomi vostri?

Edg. Il povero Tom, che mangia le rane galleggianti, i rospi, i serpi, l’ortiche, e beve l’acqua dei paduli; che nell’impeto del suo cuore, allorchè il turpe demone lo tormenta, divora concime di giovenca, ingoia vecchi topi e si pasce di cani già sepolti; beve la verde tela che cuopre le acque fracide, ed erra di regione in regione per tutto percosso, punito, battuto, sferzato, imprigionato; ed il medesimo ch’ebbe un dì tre abiti sul dorso, sei camicie sul corpo, un cavallo da cavalcare e una spada da brandire. «Sorci e ratti, e simile selvaggina, furono per sette lunghi anni il cibo di Tom». All’erta, mio seguace... Vattene, Smolkin2; pace, maledetto demonio!...

Gloc. Oh! la Grazia Vostra non ha miglior compagnia?...

Edg. Il principe delle tenebre è un gentiluomo. Modo ei si chiama, ed anche Mahu3.

Gloc. I figli nostri, milord, sono divenuti sì empii, che aborrono coloro che dieder loro la vita.

Egd. Il povero Tom gela di freddo.

Gloc. Venite con me: il mio dovere non mi permette di obbedire ai duri comandi di vostra figlia. Sebbene mi sia stato imposto

  1. Questo Santo era invocato contro le stregherie; tutta la strofetta che riportiamo era una formola, mercè la quale il popolo credea rompere gl’incanti. Shakspeare ha mescolato in questa tragedia Dei, Santi e Demoni.
  2. Nome di uno spirito.
  3. Nome che si dà al re dei diavoli in tutta la parte occidentale della Scozia.