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292 ENRICO IV


Pist. Oh è sempre idem, poichè absque hoc nihil est. È tutto ciò che può dirsi.

Shall. Così è.

Pist. Mio cavaliere, vuo’ infiammare il tuo nobile fegato e farti arrabbiare. La tua Doll, Elena de’ tuoi eccelsi pensieri; sta in vergognoso carcere, respirando un aere infetto, ivi condotta dalla mano più vile e più sucida. Sveglia la vendetta dal suo antro infernale co’ serpi dell’infame Aletto, perocchè Doll è prigione. Pistol non mente.

Fal. La libererò. (grida al di dentro, e squilli di trombe)

Pist. Mugghia il mare, e risuona il clangore delle trombe. (Entra il re col suo seguito, fra cui è il lord capo della giustizia)

Fal. Dio salvi Tua Grazia, re Enrico! mio regio Enrico.

Pist. Il Cielo ti guardi e ti mantenga, reale rampollo della fama!

Fal. Iddio ti protegga, mio amabile fanciullo!

R. Enr. Milord capo della giustizia, parla a questo insensato.

Lord. Siete voi in senno? Conoscete voi a cui parlate?

Fal. Mio re, mio Giove, parlo a te, mio cuore!

R. Enr. Non ti conosco, vecchio. Pensa a pregare il Cielo. Quanto male si addicono i capelli bianchi a un insensato! Ho veduto in sogno un uomo che gli rassomigliava, mostruoso d’adipe com’egli, vecchio, garrulo e libertino al par di lui. Ma al mio svegliarmi disprezzo tal sogno. Va ad affaticare, onde diminuire l’ampiezza del tuo ventre, e accrescer quella del tuo merito. Abbandona tal vita di crapula: ricordati che la tomba apre per te una bocca tre volte più larga che per gli altri uomini. Non mi rispondere stolte celie, astienti dal credere ch’io sia oggi quello che fui un tempo. Il Cielo lo sa, e lo vedrà il mondo, che l’uomo giovanile è interamente in me scomparso, e che intende bandire dal mio fianco tutti coloro con cui m’intrattenni fin qui. Allorchè udrai dire ch’io sono quello che fui, ritorna da me e diverrai quello che eri, guida e ministro d’ogni mie colpa. Fine a che ciò non avvenga, ti allontano sotto pena di morte, come allontanai il resto de’ miserabili che mi fecero deviare, e ti vieto d’avvicinarti a me a un raggio minore di dieci miglia. Pei mezzi di sussistenza te gli assicurerò, onde i bisogni non ti sollecitino al male; e se saprò che hai mutata vita, allora t’impiegherò volentieri in ragione del tuo merito. È a voi, milord (al capo della giustizia), che affido l’esecuzione de’ miei ordini. Continuate la via. (esce col suo seguito)

Fal. Messer Shallow, io vi debbo mille sterline.