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278 | ENRICO IV |
Enr. Ma perchè tolse la corona? (rientra il P. Enr.) Avvicinati, Enrico... Voi altri escite; lasciateci soli.
(rimangono soli Enr. col P. Enr.)
P. Enr. Non avrei mai sperato di udirvi ancora una volta.
Enr. Fu il tuo segreto desiderio, Enrico, che ti suggerì tale idea. Sì, troppo a lungo io rimango sotto i tuoi occhi; a te è omai grave il vedermi — Sei tu dunque sì impaziente del mio trono, da non poterti ristare dal toccare alle cose mie prima che la tua ora tel consenta? Oh insensata giovinezza! Tu aspiri al regno e il suo peso ti opprimerà. Aspetta anche un istante, mio figlio: la nube di mia grandezza non è più alimentata che da soffio sì debole, che molto non tarderà a sciogliersi e a svanire; il giorno sta per estinguersi per me. Tu mi hai rapita vergognosamente una corona, che con alcune ore di pazienza diveniva tua senza delitti e senza onta: al momento della mia morte, tu poni il suggello a’ miei fatali sospetti. La tua vita mi ha abbastanza provato che non mi amavi, e volesti che ne morissi convinto. Tu nascondi nel tuo cuore di pietra mille segreti sentimenti che, come altrettanti pugnali, mi trafiggono in questa ultima ora! Oh! non puoi tu contenerti e lasciarmi vivere anche alcuni istanti? Ebbene, va e scava tu stesso il mio sepolcro; comanda alle squille suoni di allegrezza che annunzino al tuo orecchio che sei re, e ch’io sono estinto. Le lagrime che dovrebbero bagnare il mio feretro, servano di balsamo onde ungere e consacrare il tuo capo. Affrettati a sepellirmi in una polvere oscura e in breve obliata. Affrettati ad abbandonare ai vermi il corpo che ti ha data la vita. Togli agli ufficii loro i miei protetti; annulla i miei decreti: perocchè il tempo è venuto in cui si può insultare alle leggi e farsi beffa di ogni prammatica. Enrico V è coronato. — Svegliati, follia; scompari, regia grandezza! Fuggite tutti, voi savii consiglieri, e accorrete da ogni parte in Inghilterra, o uomini intemperanti, ministri d’indolenza e di libidini! Nazioni vicine, eruttate la vostra feccia. Se avete libertini che giurino, bevano, danzino e contaminino le notti; scellerati che derubino, uccidano e rinnuovino sotto diverse forme tutti gli antichi misfatti, rallegratevi, che essi non turberan più la vostra pace. L’Inghilterra li chiama e prodiga il suo oro ai loro delitti; l’Inghilterra darà loro i suoi impieghi, i suoi onori, la sua autorità; perocchè Enrico V romperà il freno che contiene la licenza, e il mostro feroce potrà impunemente immergere il suo artiglio nel debole innocente. Oh mio povero regno, tutto livido ancora di margini domestiche; se le mille mie cure non poterono tutelarti dagli eccessi del vizio, che