Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
268 | ENRICO IV |
mente, dicendo fino a qual segno abbiate approvate le loro lagnanze?
Gio. Io le ho approvate interamente, e verranno soddisfatte. Giuro, per l’onor del mio sangue, che le intenzioni di mio padre furono mal comprese, e confesso anche che alcuni di quelli che lo circondano snaturarono i suoi disegni. Milordi, i vostri torti saranno placati; sulla mia vita, otterrete giustizia. Se agognavate a questo, congedate le vostre schiere, e rimandatele nel loro paese, come noi faremo colle nostre; e qui, fra i due eserciti, abbracciamoci e beviamo insieme, come amici, onde tutti i nostri soldati, spettatori di tal letizia, possano recar nella loro patria le testimonianze della nostra riconciliazione e della nostra amistà.
Arc. Accetto la vostra parola di principe per le riforme promesse.
Gio. Ve la do, e l’osserverò; con tal promessa bevo alla salute di Vostra Grazia.
Hast. Ite, capitano (ad un ufficiale), e annunziate ai nostri uomini le novelle di pace; ricevano il loro soldo e se ne vadano: son ben sicuro che saranno contenti. Ite, capitano.
(l’ufficiale esce)
Arc. Alla salute vostra, mio nobile lord di Westmoreland.
West. Vi secondo; e se sapeste quante pene mi è costata tal pace, bevereste più volentieri per me: ma la mia amicizia ai farà apprezzar meglio in seguito.
Arc. Non dubito del vostro cuore.
West. Ne son lieto. — Alla vostra salute, mio amabile cugino di Mowbray.
Mow. Opportunamente me la propiziate, perocchè mi sento male assai.
Arc. Prima della sventura gli uomini son sempre lieti: ma la tristezza è presagio di felicità.
West. Ebbene, caro cugino, state allegro, perocchè un subito dolore fa spesso presagire pel dimani qualche fausto evento.
Arc. Credetemi, mi sento più alacre e leggiero della luce.
Mow. Peggio se se ne giudica dalla norma, da voi pur mo’ posta.
(grida al di dentro)
Gio. La parola di pace è corsa: uditene il saluto!
Mow. Queste grida sarebbero riuscite ben più care dopo una vittoria.
Arc. La pace equivale ad una conquista: le due parti han nobilmente vinto senza perdita d’alcuna.