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ATTO QUARTO 267

tutti. Milord di York, ben meglio a voi si addiceva lo stare alla testa del vostro gregge che, adunato al suono della sacra squilla vi attorniava per ascoltare con rispetto le vostre istruzioni sul testo dei libri santi, che il mostrarvi uom di litigii, eccitante al fragor dei tamburi una frotta di ribelli, e usando la spada, anzichè la parola, oblievole di un ministero di pace, per uno di morte. Se l’uomo che occupa uno dei primi posti nel cuore del sovrano, che prospera e splende pei raggi del suo favore, abusa dei beneficii del suo re, a quanti delitti, oimè! ei dà luogo sotto l’ombra ingannevole della sua grandezza. Così fate voi, Arcivescovo. Chi non ha udito dir cento volte quanto voi aveste versato nelle scienze teologiche? Voi eravate il nostro tribuno all’assemblea di Dio: nella vostra voce credevamo udir la voce del Cielo istesso. Voi eravate l’interprete e il mediatore fra le potenze superne e noi. E chi mai potrà credere che abusiate del santo rispetto congiunto alla vostra carica, e che impieghiate il favore e la grazia del Cielo, come un favorito perfido usa il nome del suo principe, per atti odiosi e disonoranti? Voi avete sotto la maschera dello zelo per la causa di Dio, chiamati a rivolta i sudditi di mio padre, suo luogotenente in terra, e incitati gli avete contro di lui, e contro la pace, figlia del Cielo.

Arc. Mio nobile lord di Lancastro, io non son qui armato contro vostro padre, ma, come dissi a milord di Westmoreland, son le sciagure dei tempi, e il sentimento generale di un pericolo comune che ci unisce, sotto quest’apparenza tremenda, per mantenere la nostra sicurezza. Io esposi a Vostra Grazia i motivi del nostro cruccio; la corte gli ha disprezzati, ed ecco ciò che ha prodotta questa idra deforme, figlia della guerra. Voi potete addormentarne gli occhi minacciosi, facendo ragione alle nostre giuste e legittime dimande: se a questo ne venite, l’obbedienza fedele, sanata di questo folle furore, s’inchinerà rispettosa ai piedi del trono.

Mow. Ove rifiutate, siamo risoluti di sperimentar la nostra fortuna, fino a che l’ultimo di noi perisca.

Hast. E quand’anche dovessimo soccombere nel primo combattimento, avremo vendicatori; se essi ancora cadono, i loro amici gli esoreranno, e la vittoria alfine nascerà dal seno delle disfatte. Fino che l’Inghilterra avrà generazioni d’uomini, questa querela sarà trasmessa di padre in figlio.

Gio. Siete troppo corrivo, Hastings, nel voler scrutare nella profondità dei secoli avvenire.

West. Vostra Grazia, vorrebbe ella risponder loro positiva-