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ATTO QUARTO



SCENA I.

Una foresta nella pianura di York.

Entrano l’Arcivescovo di Yorck, Mowbray, Hastings ed altri.

Arc. Com’è chiamata questa foresta?

Hast. La foresta di Gaultree; così piaccia a Vostra Grazia.

Arc. Fermiamoci qui, miei lórdi: e mandiamo alla scoperta delle forze nemiche.

Hast. Abbiamo di già mandato.

Arc. Fu ben fatto. Miei amici e fratelli, nei gravi impacci in cui versiamo conviene vi ammonisca che ho ricevuto di recente lettere da Northumberland, il freddo tenore delle quali e la sostanza è questa: egli desidererebbe esser qui alla testa di un corpo numeroso e degno del suo grado: ma non ha, soggiunge, tal corpo, e perciò si è ritirato in Iscozia, per lasciar maturare la sua fortuna. Conchiude con voti, che assicura sinceri, perchè i vostri sforzi trionfino di ogni contrarietà, e della possanza formidabile dei nostri nemici.

Mow. Onde le speranze che ponevamo in lui sono distrutte!

(entra un messaggere)

Hast. Ebbene, quali novelle?

Mess. All’occidente di questa foresta, alla distanza appena d’un miglio, s’avanza il nemico in buon ordine, e dal terreno che occupa, argomenti il suo numero di circa trentamila uomini.

Mow. È quello appunto che avevamo supposto. Poniamoci in via ed affrontiamoli sul campo.      (entra Westmoreland)

Arc. Chi è quel guerriero, tutto armato, che vien verso di noi?

Mow. Credo sia milord di Westmoreland.

West. Ricevete saluti e augurii per parte del nostro generale, principe lord Giovanni, duca di Lancastro.

Arc. Dite liberamente, milord di Westmoreland, qual motivo vi guida.

West. È a Vostra Grazia, milord, più che ad ogni altro che debbo indirizzar le parole del mio messaggio. Se la ribellione si presentasse, come suole, trascinando seco una moltitudine ab-